BRUXELLES – “Scarsa chiarezza” sui risultati attesi dalle misure finanziate dal Pnrr italiano per la digitalizzazione delle scuole e “notevoli ritardi”, in alcune regioni, sul programma di connettività a banda larga degli edifici scolastici: questi i principali rilievi nei confronti dell’Italia che emergono dalla relazione della Corte dei Conti Ue sullo stato dell’istruzione digitale nelle scuole in Italia e altri cinque Paesi Ue.
In particolare, i revisori Ue segnalano che “la riforma del settore dell’istruzione volta al potenziamento dell’offerta dei servizi di istruzione, dagli asili nido alle università, non specifica i traguardi e gli obiettivi definiti”. Dallo studio emerge inoltre che esistono “notevoli ritardi” nell’attuazione del programma per la connettività in banda larga delle scuole italiane. Ritardi che “mettono a rischio il raggiungimento dell’obiettivo di un gigabit di connessione entro il 2025 per l’intero territorio nazionale”.
Tra i fattori che impediscono di ottenere migliori risultati in questo ambito – si legge nel rapporto – hanno influito la “bassa velocità di connettività e le reti inadeguate negli edifici scolastici“, che hanno “reso difficile a molte scuole di utilizzare al meglio le attrezzature finanziate dall’Ue”, come le applicazioni cloud o le piattaforme didattiche. Ciononostante in Italia, il 79% delle scuole sostiene di avere una strategia formale per l’utilizzo delle tecnologie digitali a fini didattici. E gli auditor affermano che l’Italia è l’unico tra gli Stati analizzati a fare riferimento a un concreto piano d’azione per la digitalizzazione delle scuole per il periodo 2014-2020.