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Giro: crocevia Etna, Van der Poel non vuole mollare

Il Giro edizione numero 105 approda in Italia dopo una ‘tre giorni’ intensa e inedita, vissuta fra Budapest, Visegrad, Kaposvar e il Lago Balaton. Il filo invisibile che collega l’Ungheria – da dove le squadre sono volate per raggiungere l’aeroporto Fontanarossa di Catania – alla Sicilia rischia di trasformarsi in una specie di centrifuga capace di frullare e rimodulare ambizioni, velleità e progetti.

Mathieu Van der Poel è sbarcato sull’Isola con la maglia rosa addosso, ma la domanda che circola in carovana è una sola: quanti giorni l’olandese, figlio e nipote (del grande Poulidor, ndr), riuscirà a resistere sul tetto della corsa organizzata da Rcs Sport? Il successivo quesito è ancora più immediato: riuscirà l’olandese volante, specialista nelle gare di un giorno, a superare indenne il duro esame dell’Etna? Già, perchi, quando la corsa rosa si rimette in marcia verso il Continente, dovrà affrontare una 4/a tappa assai complicata, su un percorso di 172 chilometri, con un dislivello di 3.500 metri e un arrivo ai 1.892 metri del rifiugio Sapienza, che è collocato ai piedi delle pareti sommitali del vulcano più alto d’Europa. L’Etna primo crocevia per i sogni di gloria dei big.  E non sarà una passeggiata. La tappa prevede un’ascesa finale lunga 22,8 chilometri che, dai 534 metri di Biancavilla (Catania), porterà gli atleti ad affrontare una scalata di 1.358 metri, fino all’arrivo di 1.892. La pendenza media non è proibitiva (5,9%), ma non è da escludere che la prima salita di un Giro con oltre 50.000 metri di dislivello resti nelle gambe di qualcuno.

Chi conosce bene questa salita è Vincenzo Nibali, che di Giri ne ha vinti due (2013 e 2016) che, assieme al compagno dell’Astana, Miguel Angel Lopez, può provare a inventarsi qualcosa. Lo stesso vale per Simon Yates: nel 2018 il britannico, nella tappa vinta dal colombiano Esteban Chaves (occhio anche a lui), indossò per la prima volta la maglia rosa.

E poi c’è Tom Dumoulin, vincitore del Giro 2017, che in salita è abituato da sempre a difendersi. Chi, invece, è partito con ambizioni di vittoria finale è l’ecuadoriano Richard Carapaz, che domani proverà a saggiare la gamba e a proiettarsi verso il futuro a breve scadenza di questa corsa ancora tutta da scrivere e da vivere. “Sarà bello ripartire in Italia con la maglia rosa addosso – ha confessato Van der Poel, prima di trasferirsi dall’Ungheria a Catania -. Mi sono goduto i giorni da leader sulle strade dell’Ungheria e continuerò di certo a godermeli anche su quelle italiane”. Una dichiarazione d’intenti, o comunque una sfida chiara, quella dell’olandese, che non sembra intenzionato ad abdicare. Lo scettro del comando è suo, ma l’arrivo in salita di domani metterà a repentaglio una leadership inattesa, ma di certo non casuale. L’Etna lo aspetta al varco, così come gli avversari: si sa, nei primi giorni la maglia rosa non pesa tantissimo, ma non contribuisce ad alleviare i tormenti delle salite. 
   

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