BRUXELLES – Sale di tono la sfida del Regno Unito all’Ue alla vigilia della ripresa dei negoziati sul dopo Brexit, in stallo da tempo. “Confido che il governo britannico attui l’accordo di recesso, un obbligo ai sensi del diritto internazionale e prerequisito per qualsiasi futura partnership”, ha scritto in un tweet la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen. “Il protocollo sull’Irlanda/Irlanda del Nord è essenziale per proteggere la pace e la stabilità sull’isola e l’integrità del mercato unico”, aggiunge von der Leyen. (ANSA).
“Tutto quello che è stato firmato deve essere rispettato”, è stato invece l’avvertimento del capo negoziatore Ue per la Brexit Michel Barnier al Regno Unito questa mattina dai microfoni di France Inter commentando le voci diffuse da alcuni media che evocavano una possibile messa in discussione da parte britannica delle parti chiave dell’accordo di recesso. Barnier sarà oggi a Londra in vista di un nuovo round negoziale.
Dopo l’anticipazione dell’intervento con cui Boris Johnson ha deciso oggi di formalizzare una sorta di ultimatum a Bruxelles – indicando la data del 15 ottobre come limite per raggiungere un’intesa di libero scambio o altrimenti prepararsi a un no deal di fatto sul “modello australiano” che il premier Tory dice di non temere – il governo britannico ha oggi fatto sapere di voler tenere di riserva anche un disegno di legge nazionale studiato per concedere al Parlamento di Westminster il potere di aggirare alcuni punti dell’accordo di divorzio già sottoscritto l’anno scorso con Bruxelles. L’iniziativa, anticipata dal Financial Times, è stata ridimensionata, ma non smentita da Downing Street, secondo cui la proposta è per ora “in stand-by”. E l’esecutivo si riserva di sottoporla al Parlamento, dove ha una larga maggioranza, solo ove si rendesse necessario affrontare conseguenze specifiche di una mancata intesa negoziale sulla relazioni future.
Un accordo per il dopo Brexit con Bruxelles è ancora possibile, anche se il tempo stringe, ma il Regno Unito non è disposto a diventare “uno Stato vassallo dell’Ue” e “non ha paura” di un eventuale ‘no deal’ sulle relazioni future se i 27 non accetteranno un compromesso, ha ribadito ieri in un’intervista al Mail on Sunday il capo negoziatore del governo Tory britannico di Boris Johnson, David Frost, in uno dei suoi primi interventi pubblici così ampi ed espliciti, confermando che a fine anno il periodo di transizione avrà comunque termine e che gli europei devono capire che il suo team “non bluffa” a differenza di quello di Theresa May.