“Mamma sto bene. State tranquilli. Aspetto che il magistrato firmi il mio rilascio e poi prendo l’aereo e torno in Italia”. Queste le prime parole al telefono con la propria famiglia dopo tre giorni di silenzio di Calogero Nicolas Valenza, il gelese di 27 anni, fermato dalla polizia egiziana, appena giunto all’aeroporto del Cairo, perché indagato nell’ambito di una indagine per traffico internazionale di droga.
“Siamo usciti da un incubo, sono contento, ma voglio riabbracciare mio figlio per essere tranquillo”, commenta il padre, Angelo Valenza, 50 anni, operaio metalmeccanico. Era pronto a vendere la casa dove abitano, a Gela, per sostenere le spese legali per la liberazione del figlio. Ma non ce ne sarà bisogno. Determinanti nella tempistica e nella svolta alla situazione sono stati gli interventi della Farnesina e dell’ambasciata italiana in Egitto. “Non ho parole per ringraziare tutti, dal ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, all’ambasciata italiana al Cairo – dice tra le lacrime la madre del giovane, Rossana, 46 anni, casalinga – si sono mossi in maniera discreta, professionale ed efficace e ci sono sempre stati vicini. Come Amnesty international. Certo adesso voglio vedere mio figlio a casa: in tre giorni sono invecchiata di 10 anni, ero disperata. Adesso sono ancora in trepidante attesa, lo voglio qui per essere sicura che è libero e sta bene”.