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Italiani

Da Del Piero a Casillas, quando finisce un amore

Vent’anni con la stessa maglia, una sequela di trionfi e record e una montagna di soldi non sono un antidoto a un divorzio traumatico e inaspettato. La vicenda di Leo Messi, ancora tutta di scrivere, non è senza precedenti, anche se meno clamorosi.

Solo nel calcio, e per restare in Italia, spiccano i casi di Daniele De Rossi o Alex Del Piero, che hanno lasciato, volenti o nolenti, la maglia che hanno indossato per una vita e che ritenevano di togliere solo a fine carriera. Ma anche in altri sport, dove la carriere e le esperienze sono più brevi, non mancano i colpi di scena, come nel caso recente del divorzio ma da separati in casa tra Sebastian Vettel e la Ferrari o l’addio imprevisto di Nico Rosberg alla Formula 1 dopo il Mondiale conquistato con la Mercedes. C’è chi il passo d’addio l’ha imposto, come sta facendo con tutta la sua forza contrattuale e sportiva Leo Messi, chi l’ha affrontato per non soffrire, vedi De Rossi che ha trovato una via di fuga in Argentina, e chi l’ha subito e stop, come nel caso di Del Piero o anche di Claudio Marchisio, per restare in casa bianconera, o per guardare altrove altre bandiere come Iker Casillas e Raul, scaricati senza tante storie dal Real Madrid dopo una vita in merengue. Per il portiere fu un vero choc vedersi mettere da parte dopo 25 anni e tante gioie, non riuscendo a trattenere le lacrime nella conferenza stampa d’addio. Le stesse lacrime sfuggite ai tifosi bianconeri alla partita di addio di Del Piero.

 Lo strappo, però, può essere duro anche quando la carriera sportiva è finita e magari meritava di essere celebrata altrimenti. Come dimenticare la reazione rabbiosa e stupita di Paolo Maldini alle offese della curva milanista nello storico giorno della sua ultima partita in rossonero, capitano di tanti trionfi. O la decisione di Francesco Totti di lasciare il ruolo da dirigente alla Roma, il club della sua vita, che l’aveva prima accompagnato senza tanti complimenti alla chiusura della carriera agonistica, celebrata comunque in un indimenticabile cerimonia all’Olimpico.

Rabbia e delusione, come sta avvenendo in queste ore a Barcellona, attanagliano i tifosi e sono riversate su dirigenze a volte incapaci di un colpo d’ala o di un atto di riconoscenza. L’icona, il giocatore bandiera, è una figura che pian piano sta sparendo, stritolata da nuove esigenze, soprattutto economiche ma anche dalla spinta a cambiare a tutti i costi.   

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