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Sarah Scazzi, i dubbi 10 anni dopo

 FLAVIA PICCINNI E CARMINE GAZZANNI, “SARAH – LA RAGAZZA DI AVETRANA” (Ed. Fandango Libri, pp. 320 -18,00 euro). Una ragazzina di 15 anni, come tante. I capelli biondi, a tratti dolcissima e bisognosa d’affetto, altri a costruirsi un mondo suo, con le cuffiette alle orecchie, i pensieri sul diario e in tasca una manciata di sogni ancora tutti da immaginare. Poi c’è il “mostro” dagli occhi azzurri, che ogni tanto le da cinque euro per pagarsi una bibita al pub di paese. O forse no. La cugina e la zia, da cui corre ogni pomeriggio finita la scuola. O forse no. E una madre che per 42 giorni aspetta invano il suo ritorno. Fossimo alla tv, sarebbe la trama perfetta di una serie tutta suspence e colpi di scena.
    Invece è la storia di Sarah Scazzi, sparita esattamente dieci anni fa, il 26 agosto 2010, a una manciata di passi dalla casa dove abitava ad Avetrana, in provincia di Taranto. La sua foto, con quegli occhioni grandi e la prima matita nera che la faceva sembrare quasi più grande, nel vuoto della cronaca di fine estate rimbalzò sulle prime pagine nazionali. Tutti sperammo in un lieto fine, che non ci fu: il 6 ottobre le ricerche finirono in tragedia con il suo corpo ritrovato in fondo a un pozzo, praticamente in diretta durante una puntata di Chi l’ha visto?.
    Oggi sono la scrittrice Flavia Piccinni e il giornalista Carmine Gazzanni a ripercorrere quei mesi di angoscia dal punto di vista dei diversi protagonisti e i dieci anni di indagini e processi che seguirono in “Sarah – La ragazza di Avetrana”, edito da Fandango Libri. Una storia che sembra un film, dicevamo, e infatti è di questi giorni l’annuncio che la “tragedia di Avetrana” diventerà anche una serie tv con la regia di Pippo Mezzapesa e un documentario diretto da Christian Letruria e scritto dagli stessi Piccinni e Gazzanni (entrambi prodotti da Matteo Rovere per Groenlandia).
    Autori già di “Nella Setta” (Fandango, 2018), pluripremiata inchiesta che ha suggerito due proposte di legge e di cui è in corso una trasposizione televisiva, Piccinni e Gazzanni hanno messo in fila dieci anni di interrogatori, documenti, registrazioni agli atti, incontrandone i protagonisti. Pagina dopo pagina, Avetrana torna così a svelare segreti e rancori taciuti, proprio come allora si trasformò in set a cielo aperto per un reality show dell’orrore e del grottesco, in cui gli stessi interessati apprendevano particolari delle proprie vite guardando la tv. Una vicenda che ancora sorprende, tra confidenti che si offrono come “infiltrate”, sogni che diventano testimonianze (e viceversa), fusti di paese che conquistano copertine, avvocati, consulenti e giornalisti che finiscono indagati loro stessi. Ma soprattutto, lo shock di scoprire che la mano assassina era lì, in famiglia.
    A confessare l’inconfessabile, quella notte del 6 ottobre, mentre mamma Concetta è ancora in diretta a lanciare appelli, è Michele Misseri, lo zio di Sarah. Dietro le telecamere, sua figlia Sabrina, la cugina prediletta, che grida sconvolta. La verità giudiziaria, però, oggi ha ribaltato tutto, indicando come colpevoli proprio Sabrina, la cugina prediletta, e sua madre Cosima Serrano, condannate all’ergastolo nonostante abbiano sempre continuato a dichiararsi innocenti. E nonostante Michele Misseri continui a dirsi l’unico colpevole. Lo ribadisce anche nella breve biografia in cui racconta infanzia e vita, pubblicata in esclusiva nel libro accanto a documenti inediti come alcune lettere alla moglie, a Sabrina e a Concetta; e una lettera di Valentina Misseri, l’altra figlia di Michele, destinata alla mamma di Sarah, in cui la invita a incontrare le condannate perché solo guardandole negli occhi potrebbe capire la verità: ovvero che “sono innocenti”.
    Piccinni e Gazzanni rileggono l’intera vicenda sottolineando buchi e interrogativi che, scrivono, non possono far considerare la questione chiusa oltre ogni ragionevole dubbio, nonostante i tre gradi di giudizio. Oggi le due condannate attendono l’esito del ricorso presentato dall’avvocato Franco Coppi, alla Corte Europea dei diritti dell’Uomo che ha giudicato il caso ammissibile. Di certo, scrivono gli autori, sembra esserci solo “che quel 26 agosto Sarah è entrata nella casa degli zii in via Deledda con l’idea e il sogno del mare”. Sognava un gelato in spiaggia con la cugina. E magari di sentirsi un po’ “grande”, come oggi, che avrebbe avuto 25 anni. Invece, inconsapevole e felice, entrava nella sua ultima ed eterna estate. (ANSA).
   

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