Golpe in Mali dove un gruppo di militari ha arrestato il presidente Ibrahim Boubacar Keita e il premier Boubou Cisse dopo una giornata convulsa in cui erano circolate notizie di un colpo di Stato in corso. “Il presidente e il premier sono sotto il nostro controllo”, ha annunciato in serata uno dei leader dei militari ammutinati precisando che i due sono stati prelevati dalla casa di Keita, a Bamako. Notizia confermata qualche ora dopo dal portavoce del governo. I due leader, ha spiegato, “sono stati portati a bordo di veicoli blindati a Kati”, la città a 15 chilometri dalla capitale dalla quale è partito il putsch. Qui, già epicentro del golpe del 2012, i militari hanno preso il controllo di una base strategica sparando alcuni colpi in aria.
A nulla sono valsi gli appelli del premier alla calma e al dialogo. Solo un’ora prima che uscisse la notizia del suo arresto, Cisse aveva manifestato la disponibilità del governo ad impegnarsi in “un colloquio fraterno” con i militari “per spazzare via tutti i malintesi”. Netta la condanna della comunità internazionale. L’Onu ha convocato per domani una riunione d’emergenza del Consiglio di Sicurezza e ha chiesto “il rilascio immediato e senza condizioni” del presidente. L’Unione europea, per bocca dell’Alto rappresentante della politica estera ha definito inaccettabile qualsiasi cambiamento anti-costituzionale condannando “con forza” il tentativo di colpo di stato. Il presidente francese Emmanuel Macron ha subito condannato “il tentativo di ammutinamento” e ha chiamato i presidenti dei Paesi vicini – il nigeriano Mahamadu Issufu, l’ivoriano Alassane Ouattara e il senegalese Macky Sall – per discutere della crisi. Il capo dell’Eliseo ha espresso “il suo pieno sostegno agli sforzi di mediazione dell’Ecowas ” (la Comunità economica degli Stati dell’Africa occidentale) e ha assicurato di seguire “da vicino la situazione”. Nel comunicato della presidenza francese non si precisa tuttavia quando sia avvenuta la telefonata tra Macron e gli altri leader africani.