Potrebbe slittare di alcune ore o anche al pomeriggio l’autopsia disposta dalla Procura di Patti sulla salma della dj Viviana Parisi, il cui corpo è stato trovato tre giorni fa nelle campagne di Caronia dopo cinque giorni dalla scomparsa con il figlio Gioele di quattro anni, che non è stato ancora trovato. Il procuratore Angelo Cavallo, che coordina le indagini della squadra mobile della Questura di Messina, nell’ambito dell’inchiesta aperta sul caso ha nominato come periti di parte il medico legale Elvira Spagnolo e un entomologo forense, non siciliano, che è un esperto dei cicli vitali degli insetti che, sviluppandosi sui resti umani in decomposizione, sono utilizzabili per capire data e cause della morte. L’esame sarà eseguito nell’obitorio dell’ospedale Papardo di Messina e servirà a chiarire le cause del decesso e quando è avvenuto. Non si fermano intanto nella zona del ritrovamento del cadavere della donna le ricerche del piccolo Gioele. Nelle battute sono impegnanti volontari, protezione civile, vigili del fuoco e forze dell’ordine.
Un giallo dalle mille ipotesi, reso complicato da numerose domande senza risposte a cui cercherà di darne l’autopsia, che sarà eseguita nell’obitorio dell’ospedale Papardo di Messina. E’ una storia da ‘Sliding doors’, porte che si aprono e chiudono di un percorso investigativo al momento senza apparente approdo finale. La morte di Viviana Parisi, Dj con voglia di vivere, e la scomparsa di suo figlio Gioele di 4 anni restano un mistero. Erano scomparsi sette giorni fa sull’autostrada Palermo-Messina: lei è stata trovata due giorni fa morta a un chilometro e mezzo da dove aveva abbandonato la sua auto dopo avere lievemente tamponato un autocarro, fermandosi sulla corsia di emergenza. Gli autotrasportatori, gente esperta del settore, hanno prima provveduto a fermare il traffico per evitare che altri automezzi fossero coinvolti nell’incidente e poi si sono voltati verso la vettura: ed è in quel momento che hanno visto una donna andare via di spalle dopo avere scavalcato il guard rail. Nessuno di loro, dopo essere stato sentito, ha potuto confermare la presenza del bambino: “non ci abbiamo fatto caso, non lo ricordiamo….”, avrebbero ribadito.
E’ la prima porta che si apre su diversi scenari: Gioele era con la mamma o no? Se non c’era dove era? Altra porta: affidato a qualcuno o che altro? Ma perché e a chi avrebbe consegnato il piccolo e perché questa persona non si sarebbe presentata alle forze dell’ordine per evitare anche una denuncia per sottrazione o sequestro di minorenne? E se non era con la madre dove è stato lasciato? Forse a Sant’Agata di Militello dove Viviana è uscita dall’autostrada per una ventina di minuti per farvi dopo rientro? All’ipotesi del suicidio della donna non credono i suoi familiari. Meno che mai il marito e la cognata. Neppure che possa, anche involontariamente, fatto del male al piccolo: “lo amava, era la sua vita”, ripetono i vicini di casa e i conoscenti. Ma allora cosa è successo sull’autostrada Palermo-Messina sette giorni fa? Si aprono altre porte: Viviana, scossa per motivi personali o per uno choc momentaneo, ha avuto l’incidente vicino Caronia ed è scesa in fretta dall’auto. Ha imboccato un sentiero scosceso e pericoloso. Aveva con sé il figlio, come avrebbero raccontato a persone del posto dei testi rimasti però senza volto, ma nel correre è caduta e ha sbattuto violentemente la testa per terra, perdendo i sensi in una zona che è frequentata da maiali selvatici e cinghiali. Uno scenario terribile, che coinvolgerebbe anche il piccolo che si sarebbe perduto. Se fosse stato lì con lei. Resta un dato certo: di Gioele a sette giorni dalla scomparsa e da due dal ritrovamento del corpo della madre non c’è ancora alcuna traccia. Eppure la zona è stata ‘battuta’ palmo a palmo, per un’aria di oltre 500 ettari da protezione civile regionale, vigili del fuoco, anche con squadre Saf e droni, polizia, carabinieri e guardia di finanza.
A Messina in Prefettura è stato fatto il punto sulle attività di ricerca cercando di capire dove ampliarle o spostarle. Anche in questo caso saranno importanti le risposte che arriveranno dall’autopsia. Intanto le porte continuano ad aprirsi e chiudersi delineando soltanto scenari, ma senza la soluzione. Che la squadra mobile di Messina sta continuando a cercare, coordinata dalla Procura di Patti che sulla vicenda ha concentrato tutti i suoi sforzi ribadendo che tutte le piste sono possibili, ma lavorando nel più stretto silenzio per rispetto delle indagini e dei familiari della donna. Anche oggi sono stati risentiti testimoni, amici e familiari per avere elementi utili a ricostruire la vicenda. L’obiettivo è la ricerca della verità, ma la priorità per tutti, per il momento, resta una sola: trovare Gioele, e il tempo non è un amico.