‘I VALORI CHE CONTANO’, DIEGO DE SILVA (EINAUDI) – Sta tutto nel sottotitolo, ‘avrei preferito non scoprirli’, il senso del nuovo romanzo di Diego De Silva, ‘I valori che contano’ (Einaudi) dove l’avvocato Vincenzo Malinconico si ammala di cancro, ma continua a fare la sua vita e non abbandona la leggerezza. “Il sottotitolo è una specie di sberleffo al luogo comune secondo il quale è nelle tragedie che si scoprono i valori della vita. Dal cancro non si impara nulla, si impara la fragilità e precarietà della vita. Ci si può arrivare per altri versi” dice all’ANSA De Silva, al Festival Il Libro Possibile di Polignano a mare (Bari) che si concluderà l’11 luglio, con il suo romanzo a cui ha pensato mentre era in ospedale per gli accertamenti e l’impostazione della cura per un linfoma, scoperto fortunatamente all’inizio, da cui è guarito.
“La malattia è un’emergenza in cui la vita ti si rivolta contro e devi imparare ad affidarti alla scienza. Ti metti nelle mani di chi ti dice questo è quello che possiamo fare. Non è una semplice vicenda personale, riguarda tutti” racconta lo scrittore. “Avevo intenzione di scrivere un libro. Poi, da un giorno all’altro mi sono trovato in ospedale con un linfoma, scoperto per fortuna nel nascere e quindi sono riuscito a trovare una cura e a guarire. In quei giorni, mentre facevo gli accertamenti, Malinconico, che per me è una specie di voce, una tonalità musicale, mi faceva battute nell’orecchio e ho deciso ‘ il prossimo libro te lo scrivi tu’. Spero di averlo raccontato con un po’ di leggerezza. Il limite del tumore è che il ragionamento è drammatico. Ci sono pagine commoventi però la voce di Malinconico riesce ad alleggerire questo tema. E’ sempre il doppio binario di Maliconico, legale e sentimentale” racconta De Silva.
Così come non crede che con il cancro si scoprano i valori della vita, De Silva, 56 anni, è convinto che non si diventi migliori dopo la pandemia. “E’ una bufala che il Covid 19 ci avrebbe resi migliori come paese. Come collettività dovremmo fare in modo che quello che è successo serva a qualcosa, ma l’impressione è che complessivamente ci sia un senso di rimozione collettiva, la gente vuole dimenticare questa lunga carcerazione domestica” dice lo scrittore al suo quinto libro con Malinconico e applaude a “realtà come Il Libro Possibile, non poteva esserci titolo più azzeccato in questo momento, che cercano ostinatamente di resistere”.
Al di là della retorica del dolore che ti fa scoprire i valori della vita” per lo scrittore “conta quello che fai tu, le responsabilità che ti assumi e che dovresti avere anche prima. Non devi aspettare di farti male”.
Ma quali sono i valori che contano? “Sono quelli a cui tutti vorremmo ispirarci: l’amore, l’amicizia, la solidarietà, la responsabilità di quello che fai che riguarda anche le persone che non conosci”.
Nel romanzo la vicenda del tumore per Malinconico “non è centrale, continua a fare la sua vita anche nella malattia. Oggi si guarisce nel 60-70% dei casi per i linfomi” spiega lo scrittore che sta lavorando alla sceneggiatura di una serie tv su Malinconico per la Rai. “Se tutto va bene per Rai1 o Rai2. Non sappiamo ancora chi sarà il regista” annuncia.
E della fortuna che ha avuto Malinconico, l’avvocato delle cause perse e dei disastri sentimentali, che nel corso dei cinque libri è invecchiato, lo scrittore dice: “Piace tanto perché ha dei limiti e non li nasconde e fa ridere in maniera non stupida. Da lettore amo i libri che fanno ridere e pensare e sono pochi, un po’ come Woody Allen, ti fa ridere perché è intelligente” dice a poche ore dall’incontro con il pubblico del festival nella nuova location del Lungomare Colombo.