Nell’ormai assai indebolito attacco a Tripoli, il generale Khalifa Haftar ha subìto un nuovo rovescio perdendo una base aerea – quella di Watiya – conquistata dalle forze del premier Fayez al-Sarraj, che ha potuto così definire più vicina una “vittoria”.
La struttura, situata 130 km a sud-ovest della capitale libica, era considerata strategica dall’uomo forte della Cirenaica che dall’aprile dell’anno scorso sta cercando di prendere Tripoli. A sottolineare l’importanza dell’episodio bellico, l’annuncio della presa di al-Watiya è stato dato dallo stesso Sarraj in un comunicato in cui ha affermato che “il successo di oggi non rappresenta la fine della battaglia, ma ci avvicina più che mai alla vittoria, quando tutte le città e le regioni saranno liberate e la spinta tirannica che minaccia la democrazia sarà annientata”.
Attraverso proprie fonti rilanciate dai media, il mix di milizie e truppe regolari che compongono l’Esercito nazionale libico di cui Haftar è comandante generale, ha ammesso una “una ritirata strategica” con trasferimento di “tutti gli aerei e le armi prima di abbandonare la base”.
Haftar, peraltro, pur continuando a bombardare Tripoli con razzi, è sotto assedio anche nel suo quartier generale avanzato di Tarhuna, a est di Tripoli, e vede attaccate le proprie linee di rifornimento molto allungate perché in partenza dalla Cirenaica, la parte est della Libia.
Sarraj, premier del governo riconosciuto dall’Onu, è riuscito a contrattaccare grazie soprattutto al sostegno della Turchia, ma anche del Qatar, smarcandosi dalla presa di Haftar che aveva cominciato ad attanagliare la capitale 13 mesi fa con l’appoggio di Emirati arabi, Egitto e mercenari russi. Presa Watiya, Tripoli – e indirettamente la Turchia – ha potuto vantare il controllo sullo spazio aereo dell’intero ovest della Libia, dove esistono importanti giacimenti di idrocarburi.