I fan lo hanno aspettato, per ore, urlando ininterrottamente il suo nome ‘Emanuele, Emanuele’. E quando è arrivato al Maschio Angioino l’abbraccio della sua Napoli si è fatto sentire tutto. Oggi Geolier ha ricevuto dal sindaco Gaetano Manfredi una targa e la medaglia della città per il risultato ottenuto all’ultimo Festival di Sanremo. E lui, quasi per dire grazie, ha detto subito questo: “Io sono proprietà di Napoli”. L’eco delle polemiche ancora si sente: per la ‘discordia’ tra i risultati, per il pubblico che si è alzato ed è andato via. Ma Geolier, come dai primi istanti, continua a respingerle.
E, piuttosto, ringrazia. “Voglio ringraziare tutti e il sindaco per la vicinanza a me e ai giovani – ha detto il secondo classificato al Festival – noi napoletani abbiamo sempre avuto questo senso di unione. Il resto, il risultato, conta poco: sono andato a Sanremo con l’obiettivo di portare la lingua napoletana e ci sono riuscito. Sono rimasto contento di tutto e sono stato grato per il supporto che ho avuto dalla mia città che è stato esagerato”.
“Abbiamo premiato Geolier – le parole del sindaco – per quanto ha dimostrato a Sanremo, dove con orgoglio ha portato sul palco Napoli e la canzone napoletana. Un riconoscimento che rappresenta un onore, ma anche una responsabilità. Emanuele, ragazzo di estrema intelligenza, sa di essere un modello per tantissimi giovani e che con la sua musica può essere un riferimento positivo per una Napoli giovane, che guarda al futuro, ma sempre orgogliosa della propria identità. Gli ho chiesto un impegno affinché attraverso la propria arte e il proprio linguaggio musicale ci aiuti a trasmettere i valori positivi della nostra città contro ogni forma di violenza e prevaricazione. Abbiamo bisogno di un testimonial per parlare a questo grande popolo di ragazzi e dobbiamo farlo con il loro linguaggio”. Continua a tenere banco la vittoria sfumata nonostante il boom del televoto.
“E’ chiaro che se avesse fatto fede solo la risposta popolare, la vittoria sarebbe stata di Geolier”, commenta il sindaco. “Ma quanti casi ci sono stati di artisti che non hanno vinto Sanremo e poi hanno vinto nel consenso popolare, nella vendita dei dischi e oggi nei download”. Manfredi si è poi detto “molto dispiaciuto non tanto per i fischi, ma per il gesto che è stato molto grave di abbandonare la sala. In quell’occasione non è stata rispettata una persona, un ragazzo, un giovane artista che ha risposto anche con grande dignità, con grande correttezza”. Tra le polemiche su Geolier anche quella innescata da un prete-tiktoker, il veronese don Ambrogio Mazzai, che pur precisando di non avercela con il rapper ma con “il meccanismo di voto”, si sorprende di come “al Festival della canzone italiana, ci fosse una canzone non in italiano”, un brano “fatto arrivare in alto nelle classifiche comprando i voti con una schifosissima mentalità mafiosa”. “Ci mancava il prete influencer razzista”, il commento del parlamentare napoletano di Alleanza Verdi Sinistra, Francesco Emilio Borrelli
Mamma di Giogiò al sindaco Manfredi: ‘Perchè a mio figlio no?
“Le motivazioni del sindaco, quelle sono proprio indigeste: Geolier diffonde valori e cultura. Avrebbe dovuto chiamare anche la mamma di Giovanbattista Cutolo e dare una targa per Giogiò, che sul palco dell’Ariston, con Geolier ha rappresentato Napoli”. Con il Corriere del Mezzogiorno online Daniela Di Maggio, la mamma di Giovanbattista Cutolo, il giovane musicista ucciso a piazza Municipio lo scorso 31 agosto a seguito di una lite per futili motivi, critica la scelta del Comune di Napoli di conferire un’onorificenza della città a Geolier, il rapper napoletano piazzatosi secondo al Festival di Sanremo. La signora si dice “indignata” dalla scelta del sindaco Manfredi di non riservare uguale trattamento anche al figlio Giogiò: “Non si può fare una cosa del genere – il suo sfogo -. Così passa un messaggio sbagliato”. Eppure nei giorni scorsi, caratterizzati dalle polemiche nei confronti di Geolier, aveva difeso l’autore proveniente dalla periferia di Secondigliano, che aveva preso parte ai funerali del ragazzo, omaggiandone la memoria con una corona di fiori: “L’ho difeso certo e difenderò Geolier – ribadisce anche oggi la donna – che sta cambiando il suo modo di scrivere e fare musica. Che ha detto anche che dalla morte di Giogiò i ragazzi hanno capito tante cose, che avere un’arma non è la soluzione, che i ragazzi dei quartieri devono cambiare. Bene, era quello l’obiettivo. Ma premiare solo chi nel passato imbracciava il kalashnikov d’oro, cioè Geolier, escludendo una vittima, Giogiò, è incoerente, sbagliato. Mi chiedo: tu sindaco di Napoli che messaggio vuoi dare alla città? Sono indignata”.
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