Anche se nessuno contesta che
il presidente Nayib Bukele e il suo partito Nuevas Ideas abbiano
stravinto le elezioni in El Salvador, l’opinione pubblica, i
partiti oppositori e i media salvadoregni continuano a criticare
il Tribunale supremo elettorale (Tse) che ha completamente
fallito la sua missione di fornire i risultati ufficiali in
tempi accettabili.
L’emergenza è emersa praticamente subito dopo la chiusura dei
seggi il 5 febbraio, quando improvvisamente si è interrotta
parzialmente la trasmissione informatica dei dati dalla
periferia al centro per le presidenziali e totalmente per le
legislative.
In questo ambito, senza mostrare preoccupazione per
l’accaduto, il capo dello Stato si è autoproclamato vincitore di
un secondo mandato sulla base esclusivamente di un exit poll
Gallup che gli assegnava l’85% dei voti.
Il suo annuncio, non lontano dal vero data la sua popolarità
legata alla vittoriosa lotta contro la criminalità, è stato
preso per buono dalle grandi potenze (fra cui Usa e Cina) che si
sono congratulate ufficialmente con lui per il successo, molto
prima che, due giorni fa, il Tse confermasse la vittoria di
Bukele con l’84,6% dei suffragi.
Per quanto riguarda invece lo scrutinio delle legislative,
realizzato manualmente per il 100% dei voti, il Tse ha respinto
le richieste delle formazioni politiche di valutare di nuovo
anche le schede nulle o contestate.
Questo ha spinto il partito di destra Arena a ritirare i suoi
rappresentanti nello spoglio, mentre quattro giudici supplenti
su cinque dell’autorità elettorale hanno presentato le loro
dimissioni.
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