I gigli bianchi e le rose rosse per ricordare lo stemma di Casa Savoia, il verde per comporre i colori dell’Italia. Le rose sono fiori legati alla regina Elena, che fu Regina rosa della carità. Sarà sobrio l’allestimento floreale del duomo di Torino per i funerali di Vittorio Emanuele, figlio dell’ultimo re d’Italia, che inizieranno domani alle 15. In tanti hanno chiesto di partecipare, case reali – assenti i Windsor – e semplici cittadini, e in piazza saranno allestiti due maxi schermi per consentire a quante più persone di assistere all’omelia.
Ma oggi è stato il giorno della camera ardente alla cappella di Sant’Uberto alla Reggia di Venaria. Coperta da una composizione di rose bianche, blu e rosse a formare il simbolo della casata, la bara è stata accompagnata dal figlio Emanuele Filiberto, che si è fermato per un attimo accanto, posandovi sopra una mano. “Tutta questa pioggia… anche Torino oggi piange”, ha mormorato incontrando i giornalisti. “Era un padre, un amico, un maestro – ha aggiunto – Torino è la città che amava e nella quale ha voluto riposare e credo che gli stia rendendo un bellissimo omaggio. Malgrado questo triste momento le ultime tre settimane con lui sono state molto belle: era sereno e abbiamo parlato di tante cose. Si è addormentato e non si è più risvegliato. La cosa che dà sollievo è il fatto che non ha sofferto”.
Ad accogliere il feretro c’era monsignor Gian Franco Troya, cappellano reale onorario di nomina umbertina, nominato da re Umberto II, da cinquant’anni rettore del santuario reale Madonna delle Grazie di Racconigi. “Il mio dovere è essere al servizio dei Savoia – dice -. Quella che celebriamo oggi è la liturgia della accoglienza. Io sono l’ultimo cappellano reale di nomina umbertina, sono stato presente a tutte le cerimonie della famiglia e oggi sono qui per accogliere il defunto”. Presente anche la guardia d’onore reale con gli stendardi con il medagliere dell’Istituto nazionale per la guardia d’onore alle tombe reali del Pantheon.
Alla camera ardente si è recato anche il presidente del Senato, Ignazio La Russa: “Ci sono luci e ombre – ha detto lasciando la Reggia – ma non dimentico che la dinastia Savoia è stata artefice dell’unità d’Italia”. Grandi occhiali e capelli raccolti all’indietro, la principessa Marina Doria è stata accolta all’ingresso dal saluto d’onore delle Guardie del Pantheon e ha preso posto alla sinistra della bara, accanto al figlio Emanuele Filiberto, alla nuora Clotilde Courau e alle nipoti Vittoria e Luisa. Poco dopo il suo arrivo, il cancelliere degli Ordini Dinastici di Casa Savoia, Johannes Niederhauser, ha deposto su un cuscino vicino al feretro il Collare d’Oro dell’Annunziata, simbolo dell’Ordine dinastico più alto della casata. Due delle sorelle di Vittorio Emanuele, Maria Gabriella e Maria Beatrice, non erano presenti perché bloccate rispettivamente in Svizzera e in Messico per motivi di salute.
Presente la sorella maggiore Maria Pia, con il figlio Serge di Jugoslavia. Fra i mazzi e le corone di fiori presenti, quello tutto bianco del re e della regina del Belgio, delle delegazioni di Spagna e scandinava degli Ordini Dinastici della Real Casa di Savoia. Fra i presenti, l’ex europarlamentare Mario Borghezio, che ha ricordato Vittorio Emanuele come “una persona intelligente, preparata, colta e soprattutto molto onesta”.
Domani, in duomo, il feretro sarà accolto dall’Inno Sardo. Il coro che intonerà canti liturgici è piemontese. Nessuno prenderà la parola dopo la liturgia. In queste ore è arrivato anche il cordoglio di Farah Diba, ultima imperatrice dell’Iran, che manderà un rappresentante della famiglia imperiale oltre a due corone di fiori. Tra i messaggi pervenuti a Casa Savoia anche quelli dei rappresentanti reali dell’Arabia Saudita. Non ci sarà invece nessun rappresentante di casa Windsor che ha mandato un messaggio di cordoglio all’indomani della morte.
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