C’è tensione e
preoccupazione ad Haiti oggi per l’annuncio di massicce
manifestazioni di varie forze di opposizione che esigono le
“immediate dimissioni” del primo ministro Ariel Henry.
Da tempo il Paese è immerso in un clima di violenze, per
l’azione di bande criminali che controllano importanti zone
della capitale e delle principali città haitiane. Secondo l’Onu,
questo ha causato nel 2023 un bilancio di quasi 5.000 morti.
Il premier è accusato di non essere riuscito ad organizzare,
come promesso, le elezioni nel 2023, ma ora le opposizioni
chiedono “per oggi stesso” le sue dimissioni, come previsto
dall’accordo firmato il 21 dicembre 2022. Oltre alle elezioni
l’accordo (‘Consenso nazionale per una transizione inclusiva ed
elezioni trasparenti’), prevedeva che il 7 febbraio 2024 Henry
avrebbe abbandonato il suo incarico.
Intervistato dai media a Port au Prince, Jean Bonal Fatal,
presidente della Confederazione dei lavoratori del settore
pubblico e privato di Haiti, ha assicurato che Henry deve
andarsene. “La Costituzione – ha spiegato – aveva previsto che
il periodo transitorio non dovesse superare i 120 giorni, mentre
è in vigore da oltre 30 mesi.
Da due giorni la tensione ad Haiti è cresciuta, con migliaia
di persone scese in strada contro il premier, in attesa della
principale mobilitazione prevista per oggi.
Le speranze di Henry di mantenersi al potere risiedevano sul
fatto che, come auspicato anche dall’Onu, all’inizio di
quest’anno sarebbe dovuta arrivare una forza multinazionale,
guidata dal Kenya, che però non si è potuta ancora attivare.
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