La richiesta di indagini da parte
del giudice della Corte suprema del Brasile (Stf) Dias Toffoli
sull’attività di Transparency International nel Paese è basata
su “fake news” diffuse nell’ambito di una “campagna di
diffamazione e assedio” contro l’organizzazione. Lo riferisce
l’Ong con sede a Berlino in una nota diffusa alla stampa. “Non
ci faremo intimidire e manterremo il nostro impegno nella lotta
contro la corruzione”, si legge nella lettera firmata dal
presidente François Velérian. Entrando nel merito
dell’inchiesta, l’Ong nega di aver gestito fondi provenienti
dalle multe applicate dalla procura federale a imprese coinvolte
nelle inchieste anticorruzione Lava Jato, come invece teorizzato
dal giudice Toffoli.
Il magistrato ha infatti accolto la denuncia del deputato del
Partito dei lavoratori (Pt) Rui Falcão, che definisce “dubbia”
la collaborazione nata il 2014 tra la procura e Transparency
International per sviluppare azioni “volte a combattere la
corruzione”. Nell’ambito dell’accordo, nel 2018 l’Ong avrebbe
ricevuto parte della somma ottenuta nel patteggiamento tra la
compagnia J&F e le autorità giudiziarie brasiliane. Circostanza
negata da Transparency che conferma tuttavia la consulenza,
durata fino al 2019.
La scorsa settimana il Brasile è stato retrocesso di dieci
posizioni nel rapporto sull’Indice di percezione della
corruzione per il 2023 dove figura ora al 104/esimo posto su 180
Paesi, causando le ire del Partito dei lavoratori (Pt) e di
parte del governo di Luiz Inacio Lula da Silva.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA