“Lo shock del cancro”. Si sintetizzano in queste due parole, shock e cancro, le reazioni dei titoli d’apertura e delle prime pagine dei tabloid della stampa popolare britannica all’annuncio clamoroso con cui ieri Buckingham Palace ha comunicato con insolita immediatezza alla nazione la notizia della diagnosi di tumore fatta a re Carlo III, 75 anni, da meno di un anno e mezzo sovrano del Regno Unito dopo un’attesa durata sette decenni.
Notizia che le testate più sensazionaliste danno in prima persona (“Ho il cancro”, a caratteri cubitali), ma che dominano anche i giornali d’opinione più paludati: come il Times o il Daily Telegraph con un più sobrio gemello: “Il Re ha un cancro”.
In generale, malgrado l’allarme e l’inquietudine, prevale un certo ottimismo sul fatto che la diagnosi, fatta a margine di un intervento benigno alla prostata eseguito 10 giorni fa alla London Clinic, sia stata precoce, come del resto assicurato alla Bbc dal primo ministro Rishi Sunak. Mentre nessuno, almeno per ora, osa ipotizzare apertamente scenari d’abdicazione che non sembrano in effetti all’ordine del giorno. Il Mirror, ad esempio, dopo aver sottolineato “lo sgomento” generale per la rivelazione, cita fonti interne al palazzo stando alle quali Carlo – rientrato nella sua residenza londinese di Clarence House per sottoporsi all’annunciato ciclo di terapie, iniziato ieri – si mostra “ottimista quanto è possibile essere”; e nota come l’operazione alla prostata, sfociata nella diagnosi tempestiva di un tumore localizzato in qualche altro imprecisato organo, possa in sostanza “avergli salvato la vita”.
Di diagnosi “precoce” riferisce pure il Daily Mail, evocando un re “combattivo” e tutt’altro che intenzionato a mollare. “Maestà si riprenda presto, il Paese ha bisogno di lei”, esorta poi il Mail, non senza affidare alla penna del biografo reale Christopher Wilson un commento dai toni elogiativi. Commento in cui sottolinea anche l’importanza in questa fase della regina Camilla, “l’amore della sua vita”, elevata al rango di “roccia” del re e della nazione da quegli stessi giornali che in anni lontani la presero di mira come “l’amante intrigante”, la presunta “colpevole” della fine del matrimonio fra Carlo e Diana, l’intrusa.
Sulla medesima lunghezza d’onda, fra i giornali di destra, il Telegraph che evidenzia inoltre la differenza “epocale” fra la vicenda di re Giorgio VI, nonno di Carlo III e padre di Elisabetta II, ucciso nel 1952 a 56 anni da un cancro tenuto nascosto ai sudditi fino all’ultimo, e quella attuale: segnata da un inedito sforzo di trasparenza nella rapida comunicazione fatta dalla corte alla nazione per volere del monarca. Mentre da sinistra, il filo-laburista Mirror riprende l’elogio della 76enne Camilla (“In Camilla we trust”), descritta al momento come il vero “capo della Firm”, la dinastia dei Windsor, e la vicaria di fatto del consorte: ancor prima dell’erede al trono William.
Erede alle prese intanto anche con la lunga convalescenza di sua moglie Kate, sottoposta a sua volta a gennaio a un’operazione, un intervento delicato “all’addome” di natura mai specificata. E a cui il giornale rivolge ora semmai l’auspicio di una pacificazione con il ribelle Harry, dopo lo strappo di questi e il suo trasferimento negli Usa del 2020 assieme a Meghan: domandandosi se la malattia del padre, e la
preannunciata visita del secondogenito nei prossimi giorni, possa essere “finalmente l’occasione per una riconciliazione” fra i due fratelli.
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