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Bruxelles assediata da mille trattori, ‘l’Ue sbaglia’

La statua dell’operaio Beaufort giace sul selciato di Place du Luxembourg davanti al Parlamento europeo. La sua testa è ormai adagiata accanto a un rogo appiccato con legna e copertoni. Una ferita fatale al monumento eretto nel 1872 in memoria dell’industriale belga-britannico John Cockerill nella quale è racchiusa la collera degli agricoltori europei. A meno di un chilometro dall’Europa Building, dove i leader sono riuniti per un vertice straordinario convocato per trovare la quadra sulle priorità del bilancio Ue – aiuti a Kiev in testa -, va in scena l’assedio di oltre mille trattori a Bruxelles e al cuore dell’Europa. “Questa non è l’Ue che vogliamo”, è il grido del malcontento che si leva dagli oltre duemila manifestanti arrivati da mezzo continente. Le prime aperture annunciate dalla Commissione europea sui terreni a maggese e le tutele sull’import delle derrate a dazio zero dall’Ucraina non sono sufficienti. La richiesta delle principali sigle del settore – con l’Italia rappresentata da Coldiretti – è di abbandonare i rigidi vincoli della nuova Pac e del Green Deal.

La protesta dei trattori

Tutti fronti su cui, è la critica della premier Giorgia Meloni e della Lega, “si è sbagliato molto in Europa” e ora serve “cambiare” per “non sacrificare settori produttivi sull’altare dell’ideologia green”. Rue du Luxembourg, rue Montoyer, rue de Trèves, rue Belliard. La preannunciata tempesta politica perfetta a quattro mesi dalle Europee alla fine si abbatte sul quartiere europeo assediato da un enorme convoglio di milletrecento mezzi che invade a suon di clacson la zona limitrofa a un Europarlamento blindato. E’ intorno alle dieci di mattina che la situazione rischia di precipitare e trasformarsi in una guerriglia urbana. I manifestanti lanciano bottiglie, uova e petardi contro la sede dell’Eurocamera e tentano di sfondare le transenne, trovando però la risposta con gli idranti della polizia schierata in tenuta antisommossa. Poi i cori e i manifesti a riassumere le istanze che si fanno più alti: ‘Senza agricoltori non c’è cibo’, ‘Basta accordi di libero commercio’, ‘Stop alle pratiche sleali e al cibo sintetico’, ‘No ai vincoli green’, ‘Agricoltori liberi!’. Un richiamo che rimbalza fino ai leader Ue impegnati a trattare con Viktor Orban. E a tenere il dossier alto in agenda è Emmanuel Macron, assediato ormai da quasi un mese dei gilet verdi, invocando “una lotta europea sull’agricoltura”. Fatta di “un egualitarismo” capace di “difendere i redditi” degli agricoltori e “proteggere la sovranità alimentare europea” con semplificazioni “tangibili” della Pac. Le risposte date fin qui agli occhi del settore non sono sufficienti. Eppure, è l’osservazione di Meloni, agli sgoccioli della legislatura un cambio di linea potrà arrivare “solo dopo le Europee”. Un tempo durante il quale le richieste degli agricoltori restano le stesse: redditi più alti e tutele più forti anche dalla concorrenza sleale del resto del mondo in cima. L’esasperazione, nelle parole della Lega a ribadire il recente attacco frontale del vicepremier Matteo Salvini, è causata dalla politica “estremista e scellerata ideata da Timmermans e portata avanti da von der Leyen”.

E davanti alla quale ora la stessa numero uno di Palazzo Berlaymont si impegna in prima persona con gli agricoltori, affiancata dai premier di Belgio e Olanda, Alexander De Croo e Mark Rutte, promettendo misure da presentare ai ministri già il 26 febbraio per “ridurre gli oneri amministrativi”. Ma le diverse istanze nazionali e i distinguo sulle politiche commerciali Ue aprono già i primi screzi sull’asse Parigi-Berlino. Nodo della discordia è quel Mercosur da finalizzare con i Paesi sudamericani che l’Eliseo respinge con forza temendo forti ripercussioni all’apertura del mercato europeo ai prodotti d’oltreoceano soprattutto sulle sue carni bovine. Per il cancelliere Olaf Scholz, l’Ue è invece “responsabile” di portare a termine il suo mandato. Una visione distante da quella di contadini e allevatori che, è la rivendicazione della Confederazione degli agricoltori del Portogallo (Cap), “sono tutti uniti” nel mercato unico e chiedono “la difesa dei prodotti europei”. Quando intorno a metà pomeriggio i trattori iniziano a lasciare Place du Luxembourg, fuori dai palazzi dell’Eurocamera resta l’odore acro della legna e dei copertoni ormai diventati cenere. L’operaio Beaufort è stato sostituito dal manichino di un contadino con al collo il laccio delle politiche europee. E sullo sfondo campeggia a caratteri cubitali la scritta: “Il tuo voto conta, 6-9 giugno”.

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