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Il Giappone esce dagli anni ’90, non userà floppy disk nella Pa

Il Giappone paese tecnologicamente
avanzato per antonomasia inizia a dire, finalmente, addio ai
floppy disk, un supporto molto diffuso negli anni Novanta e
ancora usato nel Sol Levante dalla Pubblica Amministrazione. Il
Ministero dell’Economia, del Commercio e dell’Industria – come
riporta Japan Today – ha annunciato di aver rimosso, alla fine
del 2023, 34 istanze che impongono l’uso dei floppy disk come
metodo di presentazione dei dati al ministero, e un numero
imprecisato di ordinanze che impongono anche l’uso dei Cd-Rom.

   
Le ordinanze riguardavano settori come gas, elettricità e
approvvigionamento idrico, operazioni minerarie e produzione di
aerei e armi.

   
La spinta a porre fine all’uso dei floppy disk nelle agenzie
governative nasce da due problemi principali. Il primo è che i
supporti fisici riducono la capacità di inviare e condividere
dati online, ostacolando l’efficienza e complicando il processo
di revisione o aggiornamento delle informazioni. In secondo
luogo, che è estremamente difficile trovare floppy disk in
vendita poiché sono sostanzialmente scomparsi dal mercato. Sony,
uno dei principali produttori, ha smesso di produrli nel 2011.

   
Due anni fa, Taro Kono, a capo della divisione digitale
giapponese, aveva fatto una ricognizione e scoperto che ci sono
circa 1.900 istanze governative, in una varietà di ministeri,
che richiedono ancora l’uso di supporti fisici per
l’archiviazione dei dati.

   

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