Incendi boschivi di grandi
proporzioni, che imperversano da quasi tre mesi in Colombia,
hanno distrutto finora, dallo scorso novembre, almeno 17.000
ettari, mentre ci sono ancora diversi fronti di fiamme attivi
che stanno creando un’emergenza per il fumo nella stessa
capitale Bogotà, lambita dai roghi. Lo rivelano le autorità
locali, che attribuiscono la calamità alle temperature record,
che fanno di questo mese di gennaio il più caldo da decenni, e
alla prolungata siccità.
La ministra colombiana all’Ambiente, Susana Muhamad, ha detto
che si cono ancora 26 fronti attivi dallo scorso lunedì e che
gli incendi da novembre sono stati complessivamente oltre 340.
Le fiamme sono arrivate vicinissime a Bogotà, a meno di un
chilometro dal quartiere di El Paraiso, dove diversi abitanti –
fa sapere la Croce Rossa colombiana su X – sono stati ricoverati
per gli effetti del fumo. Inoltre, bruciano le foreste di
montagna del parco naturale di Nevada y Cocuy, a 250 km dalla
capitale.
Il presidente della Colombia, Gustavo Petro, nei giorni
scorsi ha dichiarato il disastro naturale, dirottando fondi
destinati ad altri settori pubblici verso la lotta agli incendi.
Ieri è stato riaperto completamente l’aeroporto internazionale
El Dorado di Bogotà, dopo che per via del fumo erano state
limitate le attività, lasciando a terra 138 voli.
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