BRUXELLES – La Commissione europea ha registrato un’iniziativa promossa dall’associazione ACT (Against Conversion Therapy) con sede in Francia per vietare le pratiche di conversione nei confronti dei cittadini Lgbtq+. Questi interventi, evidenziano gli organizzatori, dovrebbero essere aggiunti alla lista degli eurocrimini. Le pratiche di conversione sono volte “a modificare, reprimere o sradicare l’orientamento sessuale, l’identità o l’espressione di genere dei cittadini Lgbtq+” e “a causa della loro natura discriminatoria, degradante, dannosa e fraudolenta, sono state qualificate come tortura dalle Nazioni Unite e sono attualmente vietate in un numero crescente di Stati”, sottolineano i promotori.
Interventi di questo genere, viene spiegato, comprendono “manipolazioni mentali e fisiche, indottrinamento psicoipnotico, interventi medici e omeopatici, esorcismi e altri trattamenti attuati con l’obiettivo di alterare l’orientamento sessuale e la sessualità”. Sulla base dei dati disponibili, gli attivisti stimano che il 5% dei cittadini Lgbtq+ in Ue abbia subito pressioni per sottoporsi a pratiche di conversione nel tentativo di essere “curati” dall’essere lesbiche, gay, bisessuali o transgender.
I promotori hanno ora un anno di tempo per raccogliere le adesioni di almeno un milione di cittadini da non meno di sette Paesi Ue. Se riescono a raggiungere il quorum, Bruxelles sarà chiamata a esprimersi. All’inizio del 2022 il parlamento francese ha varato una legge che reprime le terapie di conversione, introducendo un nuovo reato nel codice penale, con la reclusione fino a due anni (tre in caso di aggravanti) e una multa tra i 30mila e i 45mila euro.