Sfiora quota 30 mila il numero delle
abitazioni danneggiate dal terremoto del primo gennaio sul
versante centro occidentale del Giappone. Lo ha riferito la
prefettura di Ishikawa, quella maggiormente colpita, spiegando
che la portata completa dei danni, in particolare nelle
cittadine costiere sferzate dallo tsunami, tra cui Suzu e
Wajima, rimane ancora sconosciuta, e si teme che il numero
aumenti considerevolmente.
Sull’intera regione che si affaccia sul Mar del Giappone si
sono abbattute tempeste di neve, con temperature sotto lo zero,
aggravando la situazione per i residenti ospitati nei centri di
accoglienza. Dalla data del sisma, a inizio anno, la penisola di
Noto ha registrato oltre 1.400 scosse di assestamento con
un’intensità di almeno magnitudo 1 sulla scala sismica
giapponese, rende noto l’agenzia meteorologica nazionale (JMA),
che consiglia cautela nelle prossime due o tre settimane per
potenziali terremoti che potrebbero superare anche la magnitudo
5.
Buone notizie arrivano invece dalla città di Suzu, raccontano
i media locali, dove il bagno pubblico termale, miracolosamente
scampato all’onda anomala, è stato ripristinato con l’aiuto
della comunità, e riaperto al pubblico nella giornata di sabato.
Nel medesimo centro urbano 50mila case sono ancora prive di
servizi idrici, riferisce l’emittente pubblica Nhk. A 20 giorni
dal sisma il bilancio delle vittime si assesta a 232, e 22
persone risultano ancora disperse.
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