PRISTINA – Nel nord del Kosovo resta alta la tensione interetnica con la popolazione serba locale che è tornata stamane a radunarsi davanti ai Municipi di Zvecan, Zubin Potok e Leposavic – tre dei quattro maggiori Comuni a maggioranza serba – per impedire l’ingresso nelle sedi municipali ai nuovi sindaci, eletti il 23 aprile scorso e che sono tutti di etnia albanese a causa del boicottaggio dei serbi di quella consultazione. Violenti scontri si erano verificati venerdì scorso fra polizia e dimostranti nel primo giorno di lavoro dei nuovi sindaci.
Nelle tre città è massiccia la presenza di agenti della polizia kosovara in assetto antisommossa, ma anche di unità della Kfor, la Forza Nato in Kosovo, che presidiano i punti sensibili bloccando anche numerose strade. A Zvecan la polizia ha sparato gas lacrimogeni contro manifestanti serbi che tentavano di entrare con la forza nella sede del Municipio. Srpska Lista, il maggior partito dei serbi del Kosovo, ha reso noto che i manifestanti continueranno la loro protesta con due richieste – i nuovi sindaci non dovranno entrare nelle sedi comunali, e le unità della polizia kosovara dovranno rititarsi al più presto dal nord.
Finchè tali richieste non saranno accolte, i dimostranti resteranno a presidio delle sedi comunali. Rappresentanti di Kfor e della polizia kosovara si sono riuniti nelle tre città teatro delle proteste per coordinare la linea d’azione, Da parte sua l’ambasciatore americano in Kosovo Jeff Hovenier ha convocato i tre nuovi sindaci oggetto delle protesto per un incontro a Pristina, mentre i Paesi del Quint – Usa, Francia, Germania, Gran Bretagna e Italia – hanno nuovamente invitato il governo kosovaro alla prudenza e a non prendere decisioni unilaterali suscettibili di alimentare ulteriormente le tensioni. I problemi, hanno ribadito, vanno risolti con il dialogo.