BRUXELLES – L’undicesimo pacchetto di sanzioni “consentirebbe di adottare misure mirate contro le entità che eludono intenzionalmente le misure dell’Ue, pur mantenendo l’opposizione di principio dell’Ue alle sanzioni extraterritoriali. Questa settimana abbiamo anche discusso la questione specifica dei crescenti acquisti di petrolio da parte dell’India dalla Russia e delle crescenti esportazioni verso l’Ue di prodotti raffinati che molto probabilmente sono basati sul petrolio russo a basso costo. Questo è un buon esempio dei dilemmi che la questione comporta e della necessità di basarsi sui fatti”. Lo scrive, sul suo blog, l’Alto rappresentante Ue per la Politica Estera Josep Borrell.
“È un dato di fatto che l’India, ma anche la Cina, sta importando volumi sempre maggiori di petrolio russo da quando il G7 ha introdotto il divario di prezzo alla fine del 2022 e lo sta facendo con un netto sconto. Le cifre sono chiare: le importazioni indiane di petrolio dalla Russia sono passate da 1,7 milioni di barili al mese nel gennaio 2022 a 63,3 milioni di barili al mese nell’aprile 2023. In altre parole, prima dell’invasione russa dell’Ucraina, la quota di petrolio russo sulle importazioni complessive di petrolio dell’India era pari allo 0,2%. Il mese scorso, tale quota era salita al 36,4%”, sottolinea Borrell.
“Dobbiamo essere chiari: non si può biasimare né mettere in dubbio il diritto dell’India di farlo, perché gli operatori indiani non sono soggetti alle leggi europee. Il problema è più che altro cosa fare e da chi riguardo a un altro fatto che non può essere negato, ovvero che l’India sta esportando volumi sempre crescenti di prodotti raffinati, a base di petrolio russo, anche verso l’Ue che ha appunto vietato le importazioni dalla Russia di questi prodotti, così come del petrolio da cui sono prodotti”, osserva l’Alto Rappresentante segnalando dei dati: “l’esportazione di prodotti raffinati come jet fuel o diesel dall’India verso l’Ue è passata da 1,1 milioni di barili nel gennaio 2022 a 7,4 milioni di barili nell’aprile 2023. Logicamente, questo ci preoccupa”. “Non possiamo chiudere gli occhi su come le stesse aziende dell’Ue stiano aggirando le sanzioni acquistando petrolio raffinato proveniente dalla Russia”, conclude.