La Corte di Cassazione francese, l’apice del sistema giudiziario francese, ha appena emesso una sentenza rivoluzionaria, dando il via a un indispensabile giro di vite sulla corruzione – scrive Saman Rizwan
La decisione segna la fine di una traumatica battaglia legale, trascinatasi per oltre un decennio.
Alcuni sostengono che il caso risalga al 1878, quando i colonizzatori britannici strinsero un dubbio accordo con il sultano filippino di Sulu, promettendo pagamenti annuali in cambio del controllo della regione di Sabah, ricca di petrolio.
Nel 1962, la popolazione del Sabah votò a stragrande maggioranza per entrare a far parte del neonato Stato della Malesia, che accettò di continuare i pagamenti dei Sulu.
Ma l’accordo è saltato nel 2013, dopo che i Sulu hanno lanciato un’invasione mortale della regione di Sabah e il governo malese ha deciso di porre fine ai pagamenti ereditati.
Per qualche anno, la pace è stata ristabilita. Poi, gli eredi autoproclamati del sultano Sulu sono entrati in contatto con un controverso studio legale con sede nel Regno Unito, che si è poi alleato con Therium, un investitore britannico che raccoglie fondi da soggetti sconosciuti e finanzia cause giudiziarie in cambio di una quota della ricompensa.
Insieme, hanno consigliato agli eredi di Sulu di intentare una causa contro la Malesia, chiedendo un risarcimento per le risorse del Sabah, nonostante l’accordo del 1878 non contenesse una clausola arbitrale.
Inizialmente il caso doveva essere discusso in Spagna, con il dottor Gonzalo Stampa nominato arbitro unico. Due anni dopo, tuttavia, il tribunale di Madrid revocò i poteri di Stampa e gli ordinò di abbandonare completamente il procedimento.
A quel punto, gli avvocati di Sulu e gli investitori terzi avevano fiutato quello che si preannunciava come un enorme guadagno. Dopo il pagamento di una parcella insolitamente alta, oltre 2 milioni di dollari, Stampa ignorò gli ordini della Corte spagnola e trasferì il caso a una Corte di Parigi, dove emise una sentenza definitiva a favore dei ricorrenti e ordinò alla Malesia di pagare un premio sbalorditivo di quasi 15 miliardi di dollari.
Da allora, il caso ha subito una forte accelerazione. La Malesia ha fatto appello alla sentenza di Stampa sia in Francia che in Spagna, ottenendo una sospensione del lodo, mentre lo stesso Stampa è stato condannato penalmente per oltraggio alla Corte in Spagna.
Nel frattempo, gli avvocati della Sulu e gli investitori terzi sono diventati sempre più disperati nel tentativo di coprire le loro perdite. Il loro approccio dispersivo per riguadagnare il favore ha incluso diversi ricorsi, culminati nel sequestro illegale di beni appartenenti all’azienda energetica nazionale della Malesia, che ha ricambiato il favore citando in giudizio Therium per ottenere le prove del pagamento di Stampa.
L’attacco più recente è stato quello di lanciare un’enorme richiesta di risarcimento da 18 miliardi di dollari contro la Spagna, attraverso il Centro Internazionale per la Risoluzione delle Controversie sugli Investimenti (ICSID), sostenendo che la condanna di Stampa ha fatto deragliare il loro caso. Come ha commentato Keith Ellison, procuratore generale del Minnesota e uno dei più noti avvocati degli Stati Uniti, “la portata della potenziale corruzione è evidente”.
Nonostante il loro nefasto piano, il caso si è completamente sgonfiato, con Therium che ha perso almeno 20 milioni di dollari. Nel settembre di quest’anno, la Corte Suprema olandese ha respinto il loro ultimo appello, ritenendo che l’accordo del 1878 non contenesse alcuna clausola arbitrale. Ora, la Corte Suprema francese ha raddoppiato il giudizio e ha stabilito, di propria iniziativa, che l’Accordo del 1878 non contiene una clausola arbitrale, aprendo la strada alla Malesia per chiedere l’annullamento definitivo del lodo.
Questa dimostrazione di consenso cerebrale e di solidarietà tra i tribunali europei segna l’inizio di un giro di vite unitario contro la corruzione – e arriva proprio al momento giusto. Con le accuse di corruzione ai più alti livelli dell’UE, dobbiamo avere fiducia nel fatto che le nostre istituzioni giuridiche siano impegnate a sostenere i più alti standard di giustizia.
Purtroppo, questo non è qualcosa che possiamo dare per scontato. Proprio l’anno scorso, il ministro della Giustizia francese Eric Dupond-Moretti è stato processato per aver permesso che conflitti di interesse illegali influenzassero il suo lavoro nel ruolo. Sebbene sia stato poi scagionato da tutte le accuse, l’incidente ha indubbiamente scosso la fiducia dei cittadini nel sistema giudiziario.
Con la sentenza a favore della Malesia, la Corte Suprema francese ci ha ricordato la sua forza e la sua resilienza, insieme a un ultimo ingrediente fondamentale per ripristinare la fiducia dei cittadini: l’umiltà di ammettere che la sentenza della Stampa non avrebbe mai dovuto essere consentita.