La morte di Alexei Navalny ha
ricevuto una copertura minima da parte dei media di Stato russi,
in contrapposizione alla tempesta di notizie e commenti che ha
investito i social media.
Le televisioni pubbliche hanno dato poche notizie, e con
grande ritardo, senza approfondire la figura dell’oppositore e
dei motivi per i quali era in carcere. In un caso un esponente
politico di tendenze liberali, il presidente del partito
Yabloko, Nikolai Rybakov, ha cercato di fare breccia durante
un’intervista con la televisione Ntv. “Non posso non esprimere
le mie condoglianze per la morte di Alexei Navalny, e spero che
questo porterà al rilascio di tutti i prigionieri politici”, ha
detto Rybakov, prima di essere interrotto dal conduttore che gli
ha chiesto cosa c’entrasse questo con l’argomento che in quel
momento veniva dibattuto.
Una degli esponenti di punta dei media di Stato, la
direttrice di Russia Today Margarita Simonyan, ha risposto in
toni sarcastici alle accuse lanciate dai Paesi occidentali a
Mosca, affermando a proposito di Navalny che “tutti lo avevano
dimenticato da molto tempo” e che “non c’era motivo di
ucciderlo, specialmente prima delle elezioni”. Semmai, ha
aggiunto, la sua morte andrà “a beneficio delle forze di
opposizione”.
Sui social media in Russia, tuttavia, la scomparsa di Navalny
è stato l’argomento di punta, specie sulla piattaforma X e sui
canali Telegram, con una marea di commenti e notizie anche sui
raduni svoltisi in varie città della Russia per ricordarne la
figura. Tra i commenti spicca quello, solidale anche se
prudente, di Boris Nadezhdin, il politico apertamente schierato
contro il conflitto in Ucraina che è ancora impegnato in un
ricorso contro la bocciatura della sua candidatura alle
presidenziali del prossimo mese: “Alexei è una
delle persone più talentuose e coraggiose che abbia conosciuto
in Russia”, ha scritto, senza fare alcun riferimento alle
possibili cause del decesso.
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