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Avdiivka è caduta, le truppe ucraine si ritirano

Avdiivka è caduta in mani russe, anche se non c’è nulla da conquistare perché è stata “rasa al suolo” e “non esiste più”, secondo i soldati ucraini in ritirata dopo l’ordine dello Stato maggiore. Una decisone “giusta per salvare quante più vite possibile”, ha spiegato il presidente Volodymyr Zelensky, a Monaco per la Conferenza sulla sicurezza, avvertendo rivolto agli Usa che la “mancanza di armi” avvantaggia Mosca.
    Il leader ucraino è poi tornato a invitare Donald Trump al fronte, dopo il congelamento degli aiuti militari americani imposta dai repubblicani e gli strali del tycoon contro la Nato.
    Il numero uno dell’Alleanza, Jens Stoltenberg, anche lui a Monaco, ha avvertito che “ogni settimana che aspettiamo significa che ci saranno più persone uccise” in prima linea. E anche la reazione della Casa Bianca non si è fatta attendere: la cattura di Avdiivka dimostra “il costo dell’inazione parlamentare”, ha detto la portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale Usa, Adrienne Watson.
    La città, che poteva contare su oltre 30mila anime ora ridotte a meno di mille, sorge a soli 10 chilometri dalla periferia di Donetsk, capoluogo della provincia separatista filorussa riconosciuta da Mosca lo scorso anno, e si era trasformata in un vero e proprio bastione militare, sin dal 2014. Fortificazioni, una fitta rete di tunnel, barriere anticarro: una spina nel fianco per i russi e i filorussi e soprattutto una postazione avanzata per poter colpire con l’artiglieria tutta l’area.
    “Sono sorpreso che abbia resistito per due anni”, racconta un sottufficiale ucraino: le forze russe “hanno distrutto tutto, l’hanno rasa al suolo. Non possono dire di averla conquistata semplicemente perché non esiste più”. L’annuncio del ritiro, arrivato dopo le immagini della bandiere russe issate nei centri nevralgici della città, è arrivato in piena notte dal neocomandante in capo delle forze di Kiev, Oleksandr Syrsky, che lo scorso anno era finito nella bufera per aver protratto la resistenza a Bakhmut con un prezzo di sangue pesantissimo per i soldati ucraini. “Sulla base della situazione operativa che si è sviluppata attorno ad Avdiivka, al fine di evitare l’accerchiamento e per preservare la vita e la salute del personale militare, ho deciso di ritirare le nostre unità dalla città e passare alla difesa su linee più vantaggiose”, ha precisato Syrsky.
    Fonti russe parlano di “fuga di massa” dei militari, circostanza smentita da molti osservatori. Eppure non è stata una passeggiata: “Non c’era tempo per portare via armi e attrezzature, né per bruciare documenti e piazzare mine per ostacolare l’avanzata delle truppe russe”, è il racconto attribuito a un soldato di Kiev. “La strada per Avdiivka è disseminata dei nostri cadaveri”, ha scritto sul web dopo essere arrivato in un luogo sicuro.
    “In una situazione in cui il nemico avanza calpestando i cadaveri dei propri soldati con un vantaggio di dieci a uno, sotto costante bombardamento, la ritirata è l’unica soluzione”, ha detto il comandante delle forze ucraine nell’area Oleksandr Tarnavskiy. L’inferno di Avdiivka è stato mostrato al mondo lo scorso dicembre: nelle immagini apocalittiche della città si scorgeva l’orrore, i cadaveri di almeno 150 soldati russi sparsi tra gli alberi dove avevano cercato inutilmente un riparo. Da allora Mosca ha mandato in prima linea almeno 15mila soldati, perché la conquista della città era considerata prioritaria da Vladimir Putin in persona, secondo la lettura degli 007 britannici. Un report in cui si indicava anche quella che potrebbe essere la prossima mossa nel piano del Cremlino: l’attacco a Kupyansk.
    Le truppe russe intanto hanno consolidato le proprie posizioni, anche occupando la fabbrica di carbone, martellata incessantemente nelle ultime settimane dai bombardieri russi. Le riserve di combustibile sono in fiamme, un denso fumo nero e tossico avvolge tutta l’area. Non è chiaro dove siano state riposizionate le difese ucraine. Ora però i soldati di Putin si trovano di fronte chilometri di campi aperti, sarà difficile avanzare se non al costo di molte perdite. Forse troppe anche per lo zar del Cremlino. 
   

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