Nuova batosta giudiziaria per Donald Trump, all’indomani della conferma del processo per il caso della pornostar Stormy Daniels. Il giudice di New York Arthur Engoron lo ha condannato a pagare 355 milioni di guadagni illeciti nel processo civile per aver gonfiato gli asset della holding di famiglia – oltre 3,6 miliardi l’anno per 10 anni – allo scopo di ottenere condizioni piu’ vantaggiose da banche e assicurazioni. Inoltre è stato bandito per 3 anni dalla guida di qualsiasi attività imprenditoriale nello stato di New York, uno in più dei due figli co-imputati Donald Jr ed Eric, che dovranno saldare anche una sanzione di 4 milioni di dollari a testa. A prendere le redini del gruppo potrebbe quindi essere Ivanka.
Engoron ha invece annullato la sua precedente sentenza di settembre che ordinava lo “scioglimento” delle società di controllo della holding, spiegando che non è più necessario perché nominera’ un “monitor indipendente” per supervisionare le attività della Trump Organization, che viene cosi’ in qualche modo commissariata.Si tratta di un colpo durissimo all’impero del tycoon e alla sua immagine di imprenditore di successo nel pieno della campagna elettorale per la Casa Bianca. Per l’ex presidente si tratta della terza condanna in sede civile, dopo i due processi per diffamazione e aggressione sessuale contro la scrittrice Jean Carroll, per i quali dovra’ versare complessivamente circa 90 milioni di dollari. Sommati alla sanzione per gli asset gonfiati, si arriva a quasi mezzo miliardo, escludendo le spese legali, anche degli altri quattro processi penali ancora pendenti: una cifra che, secondo Bloomberg, potrebbe ridurre del 15% il suo patrimonio netto creando problemi di liquidità a breve. Inizialmente l’accusa aveva chiesto una sanzione di 250 milioni, elevandola a 370 al termine del dibattimento.
Secondo la procuratrice generale (dem) di New York Letitia James, l’intento di Trump e degli altri imputati di frodare mentre preparavano i rendiconti finanziari della Trump Organization è “incontrovertibile”. La difesa ha sostenuto che la valutazione degli attivi del gruppo era soggettiva ma sincera, e che le banche non hanno perso un dollaro ma anzi hanno tratto vantaggio dai prestiti. La legge contestata non prevede tuttavia che sia dimostrato un danno. Interrogati in aula, Trump e i due figli hanno tentato di scaricare ogni responsabilita’ sui contabili, ma e’ emerso che erano loro a dare disposizioni.
“Una caccia alle streghe”, “un’interferenza elettorale”, “una persecuzione politica”: ha martellato durante il processo il tycoon, attaccando duramente sui social sia il giudice che la pm “corrotti” e “faziosi”. In aula ci sono state ripetutamente scintille, con l’ex presidente minacciato di essere cacciato per le sue intemperanze da Engoron, che lo ha pure multato un paio di volte per aver violato il suo ‘gag order’. “Questo verdetto e’ una palese ingiustizia, New York non e’ piu’ aperta al business”, ha commentato oggi uno dei suoi avvocati preannunciando appello contro quelli che ha definito “errori catastrofici”.
Ora il tycoon cerca di concentrare i suoi sforzi per sabotare o rinviare altri tre processi: quelli federali per le carte segrete di Mar-a-Lago e per l’assalto al Capitol (la corte suprema deve decidere sull’immunita’); e quello statale ad Atlanta per i suoi tentativi di sovvertire il voto in Georgia nel 2020, dove un giudice deve decidere se squalificare la procuratrice Fani Willis per la sua relazione clandestina e i possibili conflitti di interesse con Nathan Wade, il collega che ha ingaggiato per istruire l’inchiesta.
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