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Onu, ‘uscire dal pericoloso ciclo di escalation nello Yemen’

L’inviato speciale delle
Nazioni Unite per lo Yemen, Hans Grungberg, ha chiesto un’azione
“immediata” per porre fine al “pericoloso ciclo di escalation”
nello Yemen, in un contesto di “sabbie mobili” legato in
particolare agli attacchi dei ribelli Houthi nel Mar Rosso. Il
Paese sta vivendo una pausa da quando una tregua negoziata
nell’aprile 2022 dalle Nazioni Unite è ufficialmente scaduta. Ma
nel contesto della guerra tra Israele e Hamas nella Striscia di
Gaza, gli Houthi hanno effettuato decine di attacchi nel Mar
Rosso e nel Golfo di Aden contro navi che considerano legate a
Israele, affermando di agire in solidarietà con i palestinesi.

   
In risposta, gli Stati Uniti e il Regno Unito hanno effettuato
diversi attacchi nello Yemen contro gli Houthi, che controllano
gran parte del territorio di questo Paese dilaniato dalla guerra
per quasi un decennio. In queste circostanze, e nonostante i
progressi compiuti a dicembre verso un nuovo cessate il fuoco
tra i ribelli Houthi e il governo yemenita, “la strada verso la
pace incontra più ostacoli”, ha messo in guardia Hans Grungberg
durante una riunione del Consiglio di sicurezza dell’Onu,
invitando a “creare una via d’uscita da questo pericoloso ciclo
di escalation”. A tal fine, “in primo luogo, abbiamo bisogno di
una de-escalation regionale”, ha osservato, ribadendo il
ripetuto appello del segretario generale dell’Onu Antonio
Guterres per un cessate il fuoco umanitario immediato a Gaza,
importante anche per “proteggere lo spazio di mediazione nello
Yemen”. “In secondo luogo, i partiti yemeniti devono fermare le
provocazioni pubbliche e astenersi da qualsiasi opportunismo
militare all’interno dello Yemen in questo momento delicato”, ha
aggiunto, stimando che un’escalation sarebbe “una scelta” che
comporterebbe “un prezzo” per la popolazione già in ginocchio.

   
“Durante i miei ultimi scambi ho ricevuto assicurazioni che
tutti i partiti preferiscono la via della pace”, ha osservato
Grundberg, notando però segnali preoccupanti su diversi fronti e
l’aumento delle “minacce pubbliche di riprendere i
combattimenti”.

   

Riproduzione riservata © Copyright ANSA

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