In una relazione d’iniziativa sull’attuazione della politica di coesione nel 2014-2020, approvata oggi dalla commissione per lo Sviluppo Regionale del Parlamento europeo, si ribadisce l’importanza della gestione condivisa per il successo della sua attuazione. Dall’altra parte, si rifiuta la gestione diretta delle risorse da parte degli Stati membri che porterebbe alla rinazionalizzazione della politica di coesione.
Nel testo, si esprime rammarico per il fatto che il prossimo bilancio dovrebbe essere inferiore e se ne chiede un aumento, mentre si insiste affinché tutte le regioni dell’Ue possano beneficiare dei finanziamenti per la coesione, con particolare attenzione a quelle svantaggiate come le isole o le zone montane. I deputati richiedono inoltre uno stanziamento speciale nell’ambito della coesione per le regioni di confine. Inoltre, a partire dal 2028, vogliono aumentare la percentuale degli stanziamenti nazionali nell’ambito del Fondo europeo di sviluppo regionale per lo sviluppo urbano, e si chiederà anche l’istituzione di una vera politica strutturale per le zone rurali.
Dalla relazione emerge anche che “circa un terzo degli Stati membri è in ritardo nell’utilizzo dei fondi” di coesione. “A novembre 2023 il tasso medio di pagamento nell’Ue era dell’86%, con ritardi da parte di alcuni degli Stati membri di più lunga data e dalle dimensioni maggiori”. “Anche se è probabile che questi paesi migliorino la loro performance verso la fine del periodo, i loro attuali modelli di assorbimento, persistentemente bassi, suggeriscono problemi strutturali di fondo, che si traducono regolarmente in una forte pressione sulle autorità verso la fine del periodo di programmazione e potrebbero in ultima analisi portare alla perdita dei fondi disponibili” si legge ancora.
La relazione si sofferma anche sui finanziamenti disponibili nell’ambito del React-EU, programma che mira a riparare i danni sociali ed economici causati dalla pandemia di Covid-19, rilevando come “ad oggi solo il 50% circa dei fondi totali disponibili sia stato versato agli Stati membri”. “Vi è il rischio, già sottolineato dalla Corte dei conti, che gli Stati membri si stiano affrettando a spendere i finanziamenti disponibili prima della fine del periodo, prestando – osservano – insufficiente attenzione alla performance e all’impiego proficuo delle risorse”.