Un angolo di bellezza nel mondo, già Patrimonio Unesco dal 1997, con quasi 4mila ettari di territorio, 130 chilometri di percorsi sentieristici, 5 borghi, 4mila abitanti, 7mila chilometri di muri a secco e 4.500 ettari di Area Marina protetta. Ma anche 3,4 milioni di afflussi turistici nel 2023, quasi 2mila in un giorno di picco arrivati con mezzo privato. Sono i numeri che raccontano, e rischiano di stritolare, un territorio unico e fragile come il Parco Nazionale della Cinque Terre, in Liguria.
Un “caso” che lo avvicina, seppur con peculiarità diverse, a grandi città d’arte come Venezia (dove dal 25 aprile si sperimenterà il ticket d’ingresso) o Firenze (che invece è intervenuta sui B&B in centro storico) e che lo ha portato oggi al centro del convegno Overtourism? Riflessioni per la tutela del patrimonio nazionale e un turismo sostenibile. Il caso del Parco delle Cinque Terre, organizzato con la rappresentanza in Italia della Commissione europea e con l’Ufficio in Italia del Parlamento europeo. Un’occasione di riflessione tra istituzioni e operatori sul fenomeno sempre più impattante del turismo di massa nel nostro paese.
“Il turismo è un settore industriale fondamentale – esordisce il direttore del Parlamento europeo in Italia Carlo Corazza -. È il 10% del Pil, non solo in Italia e Francia, ma anche in paesi come la Germania. Il 25% degli addetti poi ha meno di trent’anni. Ma nel 2030 nel mondo ci saranno 2 miliardi di viaggiatori e la gestione dei flussi è uno dei problemi strutturali di cui si deve occupare la politica”. “Come commissario europeo – concorda Massimo Pronio, responsabile della Comunicazione della Rappresentanza in Italia della Commissione europea – penso che non abbiamo fatto troppo per il turismo”.
Tariffe variabili, modelli gestionali con intelligenza artificiale, prenotazioni obbligatorie, infrastrutture: gli interventi possibili sono molti. “Il turismo di massa è un problema globale che però vuole risposte locali, strettamente legate alla conoscenza delle peculiarità del territorio – commenta la presidente del Parco delle Cinque Terre, Donatella Bianchi – Il nostro non è un problema di consumo di suolo o di impatto ambientale, quanto un problema sociale: far sì che abitanti delle Cinque Terre restino e possano lavorare lì”.
Lo studio redatto da Mic Hub sui flussi e sulle soluzioni intraprese dal Parco (si va dalla Carta europea per il turismo sostenibile alla Volountary review in attuazione dell’Agenda 2030) raccontano che la maggior parte dei turisti è concentrata in un’area molto ristretta e più facilmente fruibile: 1,3 chilometri quadrati di territorio, pari ad appena il 3%. Dopo la pandemia la vendita di carte multiservizi ha segnato un +12% rispetto al 2019, anno già importante di presenze. Nel 2023, gli accessi toccano i 3,4 milioni di visitatori. L’85-90% tra aprile e settembre, ma la vera criticità sono circa 20 giorni l’anno tra weekend, ponti e festività. Oltre il 70% arriva in treno, il 15% in battello, il 9% in auto o moto e solo il 2% con bus turistici, quanti a piedi.
“Non vogliamo meno turisti, vogliamo gestirli in maniera sostenibile”, prosegue Bianchi, che chiede “un tavolo nazionale che metta in rete modelli e soluzioni. Al parco – aggiunge – quest’anno riapriremo la via dell’Amore, ma dobbiamo poter percorrere tutti i 130 chilometri di sentieri, informare il visitatore che potrà esserci un semaforo rosso e i sensi unici”.
“Il turismo in Liguria – aggiunge a distanza il presidente della Regione Giovanni Toti – sta crescendo forse più di altre parti d’Italia. Bisogna lavorare su tariffe stagionali, con i tour operator, programmare e migliorare le infrastrutture, dai parcheggi alle stazioni. Un lavoro complesso che richiede la collaborazione di tutti gli enti”.
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