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Il richiamo della Corte dei Conti sul Pnrr, ritardi e irregolarità

 La proroga dello scudo erariale non solo non è necessaria, ma rischia di disincentivare tanti amministratori virtuosi. La Corte dei Conti torna a ribadire la propria contrarietà su un tema già oggetto di frizione con il governo e su cui la maggioranza è tornata in pressing con il Milleproroghe. Il nodo è strettamente legato al tema del Pnrr, tutt’altro che secondario per la magistratura contabile che denuncia “diverse segnalazioni di irregolarità” e “significativi ritardi”.

Ma il governo è già pronto a dare risposte nel prossimo decreto, il quarto sul Piano di ripresa e resilienza, che potrebbe arrivare sul tavolo del cdm giovedì. Il provvedimento si preannuncia come un testo complesso e corposo di una cinquantina di articoli, in cui saranno inserite semplificazioni, rafforzamento degli organici, spinte all’attuazione dei progetti a livello locale, oltre al piano Transizione 5.0 per la trasformazione digitale e ‘verde’ delle imprese.

La cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario 2024, alla presenza del presidente della Repubblica Sergio Mattarella e delle più alte cariche dello Stato, è l’occasione per i vertici della Corte dei Conti per richiamare di nuovo l’attenzione sulla proroga dello scudo erariale, già criticata l’estate scorsa, quando si consumò il braccio di ferro col governo per la stretta sui controlli della Corte sulle spese del Pnrr. L’attuale sistema di garanzie “sembrerebbe rendere non necessaria l’ulteriore proroga” di questo strumento, introdotto in via eccezionale durante la pandemia per risolvere il problema della ‘paura della firma’, sottolinea il presidente della Corte, Guido Carlino: “L’attuale assetto normativo – spiega – garantisce, con la limitazione della responsabilità alle sole ipotesi di dolo o colpa grave, un punto di equilibrio”.
Per superare le difficoltà dell’azione amministrativa, dunque, ridurre l’area della responsabilità “non sembra la risposta più idonea”: anzi, “potrebbe fungere da disincentivo”, avverte il nuovo procuratore generale Pio Silvestri, che esprime la “preoccupazione” con cui tutti i magistrati stanno guardando agli interventi legislativi in questo senso.

La Corte, rivendicando “autonomia e indipendenza” come “presidio” e garanzia per i cittadini, evidenzia anche un altro nodo: i compiti giurisdizionali e di controllo sono stati nel tempo “indeboliti”. Di qui l’appello ad “interventi razionali”, avverte Carlino, che sollecita “riforme condivise e formulate con gradualità”, subordinandone l’attuazione al “previo parere delle Sezioni riunite”. All’orizzonte, ricorda, ci sono infatti le “significative riforme previste nel Pnrr”, tra cui quella della Pa e della contabilità pubblica.

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E proprio il Pnrr è già sotto la lente della magistratura contabile, che rileva “diverse segnalazioni di irregolarità”: dall’indebita percezione delle risorse alla realizzazione di opere non conformi ai progetti, con “dolosa distrazione o sperpero delle risorse assegnate”, osserva il procuratore generale, che segnala “criticità” anche su altri fronti: dall’erogazione di contributi, a titolo di Reddito di cittadinanza, ai contributi per l’efficientamento energetico erogati dal Gse (fenomeno con una “dimensione finanziaria consistente”, ma “spazi non ampi di concreto recupero”). C’è poi il tema della “responsabilità medica”, segnala la Corte, parte del più ampio problema della “crisi sistemica” della sanità cui servono “decisioni e investimenti non più rinviabili”.
Infine per la gestione della politica economica le nuove sfide sono poste dall’aggravarsi del contesto geopolitico, avverte la Corte. In sala ascolta il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti. “Spinte ed esigenze diverse, sapientemente bilanciate, devono garantire un percorso di riequilibrio dei conti e un graduale rientro del rapporto debito-Pil”, osserva Carlino, che suggerisce: servono misure che, nel dare risposte a famiglie e imprese, assicurino un’ “ordinata e progressiva” riconduzione delle entrate e delle spese entro un quadro compatibile con la “sostenibilità dell’elevato debito”. 

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