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Scontro in Emilia-Romagna sul fine vita, verso il ricorso al Tar

 Il suicidio medicalmente assistito in Emilia-Romagna ha ora un percorso ben preciso, definito nei modi e soprattutto nei tempi: 42 giorni al massimo dovranno trascorrere dalla richiesta all’esecuzione del trattamento. La Regione lo stabilisce con due atti: una delibera ad hoc, approvata lunedì scorso, e linee di indirizzo per le Ausl comunicate venerdì. Di fatto anticipando la discussione in consiglio sulla cosiddetta proposta di legge Cappato – in calendario il 13/2 – e, soprattutto, bypassando un voto difficile con annesse spaccature interne sulla scia del caso veneto. Le opposizioni non ci stanno e martedì compatte presenteranno una risoluzione per un parere dell’Avvocatura di Stato mentre Forza Italia lavora a un ricorso al Tar. Nemmeno l’Associazione Coscioni è soddisfatta e chiede a Bonaccini di avere il coraggio di discutere il fine vita in aula.
Il caso scoppia nel weekend dopo l’atto, annunciato venerdì sera dalla Regione, con cui si dettano linee guida precise alle aziende sanitarie sul suicidio medicalmente assistito.
Dispositivo, nelle parole dell’assessore alla Sanità Raffaele Donini, che recepisce la sentenza n.242 del 2019 della Corte costituzionale, rendendo di fatto “esigibile” il diritto di “persone che versano in condizioni terminali con sofferenze enormi sul piano fisico e psicologico, ovviamente capaci di intendere e volere”. Per l’Associazione Coscioni – che ha raccolto le firme per la proposta di legge di iniziativa popolare – non è questa la strada più giusta. “Sarebbe grave se un consiglio regionale non si assumesse la responsabilità di” votare la legge “per paura di perdere”, dice all’ANSA Marco Cappato. Il problema, sottolinea, è “non tanto la delibera, con cui si istituisce il Comitato Corec” ma il fatto che “ciò che noi realizziamo con la proposta di legge è tradotto solo nelle linee di indirizzo alle Asl”. Un atto che ancor più facilmente può essere cancellato. “Ciò che cambia è la natura giuridica dell’atto – precisa – La legge crea un diritto alla persona che soffre, le linee di indirizzo no”.
L’opposizione regionale si scaglia invece contro la delibera che istituisce il Corec, il Comitato regionale per l’etica nella clinica che, stante le successive indicazioni trasmesse alle Asl, è il soggetto che esprime un parere, seppur non vincolante, sull’istruttoria che la Commissione di valutazione territoriale fa su ogni richiesta di suicidio medicalmente assistito. Una “delibera totalmente illegittima”, tuona la più agguerrita, la consigliera di Forza Italia Valentina Castaldini, “perché Bonaccini e l’assessore Donini creano un comitato ad hoc, fatto di persone che hanno scelto loro, per decidere sulla vita dei cittadini”. L’obiettivo di Bonaccini per Castaldini è stato quello di evitare un nuovo caso Veneto (dove la consigliera dem Bigon si era astenuta nel voto sul fine vita contribuendo ad affossare la norma): “Nella maggioranza sono contrari 27 a 23 sul fine vita, chiaro che sarebbe stato difficile convincere così tante persone”. Sulla delibera “il centrodestra compatto”, sottolinea Castaldini, presenterà martedì una risoluzione per chiedere il parere dell’Avvocatura di Stato. La “stranezza” è la creazione del Corec dal momento che “esistono già i comitati etici territoriali, che avrebbero potuto essere magari implementati, che devono fare il loro lavoro. Invece Bonaccini e Donini per dire di essere arrivati prima fanno un pasticcio”, dice Castaldini. 

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