BRUXELLES – Il negoziato tra le istituzioni al cosiddetto trilogo, cioè la riunione informale tra Parlamento europeo, Consiglio dell’Ue e Commissione Ue, è iniziato in questo momento. L’incontro nei piani iniziali dovrebbe durare fino alle 4.30 di questo pomeriggio, ma la presidenza belga di turno dell’Ue l’ha già definito “ad oltranza”. Per i belgi è presente il vice primo ministro e titolare dell’Economia Peter Vab Peteghem, per l’esecutivo comunitario il vicepresidente Valdis Dombrovskis. Nel negoziato, tra gli altri, l’Eurocamera oltre alle relatrici Margarida Marques (S&D) ed Ester De Lange (Ppe) ha schierato la presidente della Commissione Econ Irene Tinagli.
“Eccoci qui! Sesto trilogo sulla riforma della governance economica! Siamo andati avanti ma non basta: dobbiamo garantire che gli Stati membri dispongano dello spazio fiscale per investire nelle priorità strategiche, senza questo il Parlamento europeo rifiuterà di firmare un accordo!”. Lo dichiara su X una delle relatrici del Parlamento Europeo, Margarida Marques (S&D), all’avvio del negoziato inter-istituzionale a Bruxelles sulla riforma del Patto di stabilità. Nelle attese il trilogo di oggi dovrebbe essere quello finale.
Nel corso delle trattative questa settimana proprio Tinagli aveva chiesto in maniera perentoria ai negoziatori del Consiglio di aver una risposta scritta al documento elaborato dal Pe per il negoziato. Ieri si sono riuniti gli ambasciatori dei 27 (al Coreper) facendo un punto sul margine concesso alla trattativa, dopo la faticosa sintesi raggiunta a dicembre, e già ieri è filtrato dalla presidenza – a valle della riunione – che per il negoziato “non c’è quasi alcuna flessibilità all’interno del Consiglio”. Il Consiglio ha inviato ieri sera il proprio ‘position paper’ al Pe su cui è quindi atteso si accenda da subito il confronto odierno.
Il Pe è co-legislatore e può formalmente negoziare solo su uno dei tre testi della riforma, quello relativo al ‘braccio preventivo’ del Patto che è anche il più caratterizzante della riforma, prevedendo una sorta di rivoluzione con piani di spesa a 4-7 anni che gli Stati dovranno predisporre sulla base dell’aggiustamento dei conti pubblici chiesto dalla Commissione europea. Qui sono stati inseriti sia dal Pe e sia dall’Eurocamera nuovi paletti che fissano dei ritmi per il calo del debito pubblico in eccesso e un nuovo obiettivo di riduzione “di salvaguardia” per il deficit (dal tetto del 3% del Pil attuale, verso l’1,5%). L’attesa è comunque che il negoziato si allarghi anche la parte sul ‘braccio correttivo’ (dove sono indicate tra l’altro le procedure per deficit e debito eccessivo) e alla relativa direttiva sui requisiti per i quadri di bilancio, dove il Parlamento deve formalmente esprimere solo un parere.