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Mieloma multiplo, come si cura il tumore che ha colpito Giovanni Allevi

E’ una neoplasia insidiosa, quella con cui convive il musicista Giovanni Allevi, che dopo un lungo stop per le cure è tornato a suonare dal palco di Sanremo, facendosi portavoce di quanti convivono con la malattia.

Il mieloma multiplo è un tumore che colpisce un tipo particolare di cellule del midollo osseo, le plasmacellule, creando danni a vari organi e tessuti e spesso, negli stadi iniziali, si presenta con sintomi aspecifici quali stanchezza e dolore alle ossa.

“Un mal di schiena lancinante – ha raccontato – non mi ha permesso di alzarmi dallo sgabello dopo uno spettacolo”. Può essere inoltre accompagnato da fratture, insufficienza renale e, nelle fasi più avanzate, provoca un indebolimento delle difese immunitarie, anemia o difetti nella capacità di fermare emorragie.

Secondo i dati diffusi dall’Airc, le stime nazionali parlano di poco più di 2.700 nuovi casi di mieloma ogni anno tra le donne e circa 3.000 tra gli uomini. La malattia colpisce prevalentemente le persone anziane: il 38 per cento delle diagnosi riguarda persone di età superiore ai 70 anni e solo il 2 per cento individui al di sotto dei 40 anni. Per chi necessita di trattamenti, la terapia viene personalizzata: in alcuni casi è previsto un trapianto di cellule staminali, per chi non è idoneo, si procede con una terapia di combinazione tra farmaci chemioterapici e farmaci biologici.

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Nel corso dell’ultimo decennio la sopravvivenza dei pazienti affetti da mieloma multiplo è notevolmente migliorata grazie a nuove terapie, tra cui gli inibitori del proteasoma, gli anticorpi monoclonali e quelli bispecifici. Le nuove terapie CAR-T che riconoscono l’antigene BCMA ora in corso di sperimentazione per il mieloma multiplo, hanno ottenuto buoni risultati nel trattamento della forma recidivo/refrattaria. 

“Occorrerebbe tuttavia – afferma Claudio Cerchione, ematologo dell’Irccs Istituto Romagnolo per lo Studio dei Tumori ‘Dino Amadori’ – un registro nazionale di questa patologia perché i numeri sono molto probabilmente sottostimati. La ricerca in questa patologia ha compiuto passi da giganti nell’ultimo decennio, in cui si è passato da chemioterapie con obiettivo di contenimento dei sintomi all’immunoterapia che permette di cronicizzare le cure”. La “cronicizzazione”, spiega, “non deve sembrare qualcosa di negativo, ma costituisce la conquista di aver reso controllabile con trattamenti privi di chemioterapia quella che era una patologia prima letale.

“L’obiettivo – sottolinea l’esperto – diventa sempre più ambizioso: caratterizzare la biologia della malattia, con cure sempre più personalizzate che permettano di ottimizzare i farmaci e le combinazioni disponibili, e la risposta profonda con ottenimento della MRD (malattia minima residua) di negatività. Anche per i pazienti che non rispondono o perdono la risposta, refrattarietà o recidiva, oggi vi sono farmaci innovativi che offrono tassi di efficacia notevoli a fronte di un’ottima tollerabilità”.

Inoltre, “stanno arrivando anche in Italia farmaci con meccanismi d’azione innovativi e “non dimentichiamo le CAR-T, al momento non disponibili nel nostro paese, e con dati molto incoraggianti sebbene al momento in pazienti che hanno fallito le terapie convenzionali: sono in corso studi che ne stanno esplorando il posizionamento nelle linee di terapia precedenti e le stanno confrontando anche con il trapianto autologo. Pertanto l’augurio più bello che possiamo fare ai nostri pazienti ed alle loro famiglie è che, grazie ai continui e fruttuosi progressi della ricerca, in un futuro non troppo lontano potremo definitivamente eradicare il mieloma multiplo”.   

Riproduzione riservata © Copyright ANSA

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