Un secolo fa il primo segnale orario veniva trasmesso dallo storico osservatorio britannico di Greenwich agli studi della Bbc, dove veniva tradotto in una successione di sei bip. Era il 5 febbraio 1924 e da allora quel segnale ha continuato a scandire il tempo per decenni, ma poi ha dovuto cedere all’arrivo del digitale.
L’idea del segnale orario era stata dell’allora direttore dell’osservatorio reale britannico, l’astronomo Frank Watson Dyson, e dell’allora capo della Bbc John Reith. All’epoca Greenwich era già un punto di riferimento internazionale per la misura del tempo: nel 1884 la Conferenza internazionale dei meridiani aveva nominato il meridiano che passa per la cupola dell’osservatorio di Greenwich come il meridiano fondamentale per determinare la longitudine di ogni punto della superficie terrestre e il tempo del meridiano di Greenwich era il riferimento per determinare l’orario di eventi che avvenivano in luoghi diversi.
A generare il segnale erano due orologi meccanici che si trovavano nell’osservatorio, al cui pendolo erano stati installati contatti elettrici, e che ogni secondo inviavano un segnale alla Bbc, che li trasformava in un segnale udibile. Utilizzare due orologi era ridondante, ma necessario per garantire la continuità del servizio nel caso uno dei due si fosse guastato.
Quando la sede dell’osservatorio di Greenwich venne trasferita nel castello di Herstmonceux, nel 1957, la strumentazione venne sostituita da un orologio elettronico, collegato alla Bbc attraverso due linee. Era legato a un’innovazione tecnica anche il trasloco avvenuto nel 1990 a Cambridge, con l’introduzione di un sistema computerizzato legato a orologi atomici. Un altro cambiamento venne introdotto nel 1972, quando si decise di allungare la durata del sesto bip.
E’ stato però l’arrivo del digitale a portare una trasformazione radicale. In Italia il segnale orario di Greenwich è stato diffuso dalle reti radiofoniche e televisive della Rai, fornito dagli inizi degli anni ’40 dall’Istituto Galileo Ferraris, in seguito confluito nell’Istituto nazionale per la ricerca in metrologia (Inrim). Su linee dedicate, i segnali orari venivano inviati alla sede Rai di Torino. “Si cominciava a trasmettere via radio un segnale di riferimento di tempo, basato su orologi al quarzo”, dice Davide Calonico, dell’Inrim. “Negli anni ’70 si consolida la trasmissione del segnale orario Rai, da allora trasmesso dall’Inrim fino al 2016.
“Poi c’è stato un salto tecnologico e con il passaggio alle piattaforme digitali il segnale analogico ha preso un ritardo. Alle 20.00 del 31 dicembre 2016 è stato perciò trasmesso per l’ultima volta dalla sede Rai di Torino il Segnale orario Rai Codificato (Src). “Da allora la tecnologia è andata ancora avanti e dalla metà degli anni 2000 si basa sui sistemi di navigazione satellitare o sulla fibra ottica”, osserva l’esperto. Oggi il riferimento è diventato il Precision Time Protocol, il protocollo utilizzato per sincronizzare computer e telefoni cellulari. “Di conseguenza – conclude Calonico – oggi chiunque abbia un telefonino ha in tasca un ricevitore di tempo accurato”.
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