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Siccità in Catalogna, via libera di Madrid a dissalatori e navi per acqua

      Il governo centrale e la Generalitat, l’esecutivo autonomo regionale catalano,  hanno concordato lo sblocco dei finanziamenti di due nuovi impianti di dissalazione a Tordera e Foix, e di trasferire acqua da Sagunto (Valencia) a Barcellona su 4 navi, a partire da giugno, “se sarà necessario”, ovvero se continuerà la siccità senza precedenti nella regione, che ha portato i bacini sotto la soglia di guardia del 16% della capacità e alla dichiarazione dell’emergenza, con misure di razionamento dell’acqua. Lo hanno annunciato oggi la ministra di Transizione ecologica, Teresa Ribera, e il consigliere di Azione climatica del governo catalano, David Mascort, in dichiarazioni ai cronisti, dopo la riunione odierna.

    Dei due nuovi impianti di dissalazione, uno potenzierà quello attuale di Tordera a Blanes (Girona) e un altro sarà realizzato nel fiume Foix, a Cubelles (Barcellona), per un investimento complessivo di 500 milioni di euro. I progetti saranno a carico dall’impresa statale Acquamed per essere ultimati rispettivamente nel 2028 e nel 2029. 

   Il presidente della regione valenciana, Carlos Mazon, ha chiesto ieri al ministero di Transizione Ecologica di garantire “per iscritto” che l’invio di acqua alla Catalogna dall’impianto di desalinizzazione di Sagunto (Valencia) non pregiudicherà l’approvvigionamento della costa valenciana, riferiscono oggi i media iberici, fra i quali La Vanguardia

Più di 1.300 punti di estrazione illegale dell’acqua

   Nel corso del 2023 la Guardia Civil ha scoperto 1.342 punti di estrazione illegale d’acqua esistenti in Spagna: è quanto riferito in una nota di bilancio sulle inchieste portate avanti in questo ambito, tema sensibile anche vista la prolungata siccità che sta colpendo diverse regioni spagnole, in particolare Catalogna e Andalusia.

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   Come frutto di tali operazioni di polizia, 92 persone sono finite sul registro degli indagati per reati collegati con lo sfruttamento illegale di risorse idriche. Delle infrastrutture illegali create per l’estrazione d’acqua non autorizzata, l’80% corrisponde a pozzi o punti di trivellazione. Esistono poi altre infrastrutture come canali o bacini, aggiunge la Guardia Civil.

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