Gli Stati Uniti hanno utilizzato anche bombardieri a lungo raggio partiti dagli Usa per colpire obiettivi delle milizie filo-iraniane in Siria ed in Iraq, come risposta agli attacchi in cui sono stati uccisi nei giorni scorsi tre militari statunitensi al confine tra Giordania e Siria.
I raid americani attesi da giorni in risposta all’uccisione di tre soldati Usa in Giordania sono arrivati e continueranno per giorni nell’ambito di una risposta su larga scala e ai più livelli. Joe Biden ha dato l’ordine di attaccare gruppi affiliati e sostenuti dall’Iran in Iraq e in Siria avvertendo che “se l’America viene colpita, reagirà”. La notizia dei raid è arrivata prima dalla Siria, con l’Osservatorio per i diritti umani ha segnalato l’uccisione di sei “sei combattenti filo-iraniani, tra cui almeno tre non siriani, vicino ad Al-Mayadeen, nell’est della Siria, in attacchi probabilmente compiuti dagli Stati Uniti”. A stretto giro sono arrivate le prime indiscrezioni sui media Usa che prima hanno confermato l’inizio della rappresaglia americana, poi l’hanno smentita. Alla fine è arrivata la comunicazione ufficiale del Pentagono. “Gli Stati Uniti hanno colpito unità iraniane d’elite e milizie alleate di Teheran in raid effettuati in Siria e Iraq:”, ha annunciato il Comando centrale, Centcom, in un post su X, senza fornire il numero dei morti.
Gli attacchi Usa hanno colpito “con successo tre strutture in Iraq e quattro in Siria”. Lo riferisce la Casa Bianca precisando che i raid sono durati 30 minuti.
Per l’Osservatorio siriano dei diritti umani solo in Siria sono stati uccisi 18 miliziani pro-Iran. “Le forze militari statunitensi hanno colpito più di 85 obiettivi, con numerosi aerei tra cui bombardieri a lungo raggio volati dagli Stati Uniti”, ha aggiunto Centcom sottolineando che nei raid sono state utilizzate oltre 125 bombe e missili di precisione. Le strutture colpite includevano centri di comando e controllo, centrali di intelligence, razzi e missili, depositi di veicoli aerei senza pilota e strutture logistiche e della catena di approvvigionamento di munizioni di gruppi di milizie e dei loro sponsor delle Forza Quds del Corpo delle Guardie della Rivoluzione Iraniana che hanno facilitato gli attacchi contro le forze statunitensi e della coalizione”. I raid degli Stati Uni hanno suscitato l’irritazione dell’Iraq che li ha definiti “una violazione della sovranità territoriale”. “Non tollereremo altri attacchi”, ha tuonato il segretario alla Difesa Austin, mentre Biden ha fatto capire che l’operazione durerà giorni.
“La nostra risposta continuerà nei tempi e nei modi che decideremo”, ha dichiarato il commander-in-chief poco dopo aver accolto alla Dover Air Force Base, in Delaware, le salme dei tre militari Usa rimasti uccisi in Giordania. Il presidente e la first lady Jill assieme con il capo del Pentagono Lloyd Austin e il capo degli Stati Maggiori Riuniti, C.Q. Brown, hanno incontrato le famiglie del sergente William Jerome Rivers, del sergente Kennedy Ladon Sanders e del sergente Breonna Alexsondria Moffett uccisi domenica in Giordania in un raid del gruppo ‘Resistenza islamica in Iraq’. Gli Stati Uniti “non vogliono il conflitto in Medio Oriente o in qualsiasi altra parte del mondo. Ma – ha avvertito Biden – tutti coloro che vogliono farci del male sappiano questo: se fate del male a un americano, reagiremo”.
Damasco: ‘Stop all’occupazione Usa del territorio siriano’
L’occupazione statunitense del territorio siriano “non può continuare”: lo ha dichiarato oggi Damasco all’indomani dei raid Usa in rappresaglia per un attacco di droni che aveva ucciso tre soldati americani in Giordania. Gli attacchi della notte scorsa hanno ucciso “un certo numero di civili e soldati, ne hanno feriti altri e hanno causato danni significativi a proprietà pubbliche e private”, hanno affermato in un comunicato le forze armate siriane, aggiungendo: “L’occupazione di parti del territorio siriano da parte delle forze statunitensi non può continuare”.
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