Il premier ungherese Viktor Orban è all’hotel Amigo, nel centro di Bruxelles, dove è in corso l’incontro con la premier italiana Giorgia Meloni.
Intanto, Ilaria Salis non può tornare subito in Italia, ma un suo trasferimento agli arresti domiciliari a Budapest è il primo passo affinché, grazie alle norme europee, possa lasciare l’Ungheria. La strategia del governo per risolvere il caso della 39enne milanese corre sul doppio binario di diplomazia e norme internazionali. Un percorso che comunque non sarà facile. Lo conferma la dichiarazione di Zoltan Kovacs, portavoce del primo ministro ungherese, Viktor Orban: “I reati in questione sono gravi, sia in Ungheria che a livello internazionale. Le misure adottate nel procedimento sono previste dalla legge e adeguate alla gravità dell’accusa del reato commesso”. Kovacs, che mette in dubbio la “credibilità” di Ilaria Salis, afferma che nelle carceri ungheresi “vengono forniti tre pasti al giorno”, inoltre “vengono effettuati controlli igienici continui e i detenuti ricevono cure mediche adeguate”.
Qualcosa comunque si è mosso, dopo la bufera politica per le immagini che la vedevano incatenata con ceppi e manette nelle udienze al processo e il procuratore generale ungherese ha fatto visita ad Ilaria in carcere, per verificare le sue condizioni.
Gli stessi genitori hanno potuto incontrarla. “Si inizia a vedere un po’ di luce”, commenta un po’ sollevato il papà, Roberto Salis, per il quale c’è un “moderato ottimismo”. L’uomo è rientrato in serata da Budapest e, al suo arrivo all’aereoporto di Orio al Serio, ha detto di aver visto la figlia “un po’ deperita” in occasione dell’udienza. L’uomo ha replicato brevemente anche a Matteo Salvini augurandogli che sua figlia abbia “un decimo dei valori etici di mia figlia”, ed al portavoce ungherese Kovacs, dicendo che “ci sono dei fatti che sono al di là delle parole”.
Ma, in attesa di ottenere risultati concreti dopo i canali attivati dalla Farnesina, sul fronte delle leggi bisognerà invece procedere per gradi: i giudici ungheresi – motivando la loro decisione per il “pericolo di fuga” – hanno già respinto in tre occasioni (a giugno, settembre e novembre scorso) le richieste per il trasferimento di Ilaria Salis ai domiciliari in Italia, avanzate dagli avvocati della 39enne. E in assenza di una condanna definitiva, “nessuna convenzione internazionale o altro strumento consente l’esecuzione nel Paese di origine delle misure cautelari di tipo carcerario”, ribadisce il sottosegretario Andrea Ostellari in commissione Giustizia: per questo la richiesta potrebbe essere rivalutata solo a seguito di una preventiva applicazione dei domiciliari in Ungheria, su decisione dei giudici. “Non appena la misura cautelare dovesse essere sostituita con un’altra meno afflittiva – spiega il sottosegretario – ci si attiverà per il riconoscimento e l’esecuzione in Italia”. In quel caso allora ci sarebbe un appiglio normativo che il ministero ha nel cassetto da settimane: la decisione quadro del Consiglio europeo per il reciproco riconoscimento tra Stati membri delle decisioni sulle misure alternative alla detenzione cautelare. “Si tratta dell’unico strumento vigente”, sottolinea Ostellari. Il primo step di questo piano potrebbe essere quindi una richiesta dei legali di Salis affinché i giudici concedano i domiciliari in Ungheria alla propria assistita, in attesa che Ilaria possa poi scontarli nel proprio Paese.
“Attendiamo dalle istituzioni il momento in cui va presentata questa istanza”, spiega Roberto Salis, il papà di Ilaria, lasciando intendere che tutto si sta muovendo in un incastro delicato fatto di rapporti diplomatici e tattiche giuridiche. E se il piano non dovesse andare in porto resta l’alternativa del ricorso immediato alla Corte europea di Strasburgo “per la violazione dell’articolo 3 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo, che è già costata altre condanne all’Ungheria”, dice l’avvocato Eugenio Losco, che per ora definisce questa scelta “una possibilità da valutare”.
Intanto il Guardasigilli Nordio ha incontrato in queste ore il collegio del Garante nazionale dei detenuti, che effettuerà una segnalazione anche al comitato per la prevenzione della tortura presso il Consiglio d’Europa. Il caso arriverà lunedì pomeriggi anche a Strasburgo, dove alla plenaria dell’Eurocamera si dovrebbe tenere un dibattito. La vicenda ha avuto un’eco all’interno dello stesso istituto dove è detenuta l’insegnante milanese, accusata dai giudici di aver aggredito due militanti di estrema destra. “Le compagne di cella la chiamano Giovanna d’Arco, probabilmente perché è riuscita a ottenere delle cose che loro non erano in grado di ottenere”, dice il papà Roberto Salis, per il quale “qualche buon segnale sta arrivando anche dal carcere dove le sue condizioni sono migliorate”.
L’ambasciatore italiano, ci ha inoltre riferito dell’incontro con il ministro ungherese della Giustizia. E credo – conclude il papà di Ilaria – che tutti si stiano muovendo nella giusta direzione”.
“I reati in questione sono gravi, sia in Ungheria sia a livello internazionale. Le misure adottate nel procedimento sono previste dalla legge e adeguate alla gravità dell’accusa del reato commesso”. Lo scrive su X Zoltan Kovacs, il portavoce di Viktor Orban, sul caso di Ilaria Salis. “La credibilità di Ilaria Salis è altamente discutibile, come dimostrato, tra l’altro, dalle false dichiarazioni da lei rilasciate circa la sua istruzione, la sua situazione familiare e le sue relazioni personali, che si sono poi rivelate false”, ha aggiunto.
“I media di sinistra e i gruppi per i diritti umani hanno lanciato un attacco orchestrato contro l’Ungheria” volto a “distruggere le buone relazioni politiche” tra Budapest e Roma “nel caso di tre cittadini stranieri accusati di aggressione organizzata di presunti simpatizzanti dell’estrema destra”, si legge in una nota del governo ungherese, firmata dal portavoce di Viktor Orban, in cui si ripercorre la vicenda di Ilaria Salis, Tobias Edelhoff e Anna Christina Mehwald.
“Stiamo valutando la possibilità di fare ricorso immediato alla Corte europea di Strasburgo per la violazione dell’articolo 3 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo, che è già costata altre condanne all’Ungheria”: è quanto ha detto all’ANSA l’avvocato Eugenio Losco, uno dei legali italiani che assiste Ilaria Salis. “La violazione è palese, visto come è stata portata con un guinzaglio in aula”, prosegue l’avvocato Losco, rientrato ieri in Italia mentre i genitori di Ilaria Salis sono ancora a Budapest dove stamattina incontreranno prima la loro figlia in carcere e poi l’ambasciatore italiano in Ungheria Manuel Jacoangeli. “Intanto andiamo avanti cercando di capire in cosa consiste l’impegno del governo per arrivare all’obiettivo degli arresti domiciliari”, ha concluso Losco.
Ieri sera il procuratore generale ungherese è andato a trovare Ilaria Salis in carcere per verificare le sue condizioni, ha confermato il ministro degli Esteri Antonio Tajani a ‘Cinque Minuti’ sui Rai1, ricordando che oggi “anche i genitori sono andati a visitarla”.
“Si comincia a vedere un po’ di luce”: al telefono con l’ANSA Roberto Salis si definisce “moderatamente ottimista” dopo aver incontrato in carcere sua figlia Ilaria. “E’ ancora entusiasta per aver visto lunedì i suoi amici e qualche buon segnale sta arrivando anche dal carcere dove le sue condizioni sono migliorate”, ha spiegato Salis che poi ha incontrato nuovamente l’ambasciatore italiano a Budapest: “Ci ha riferito dell’incontro con il ministro ungherese della giustizia, credo che tutti si stiano muovendo nella giusta direzione”.
I giudici ungheresi hanno già respinto nel giugno scorso la richiesta per il trasferimento di Ilaria Salis agli arresti domiciliari in Italia, avanzata dagli avvocati della 39enne. Il motivo era il pericolo di fuga. A quanto si apprende, la richiesta potrebbe essere rivalutata solo a seguito di una preventiva applicazione dei domiciliari in Ungheria, su decisione dei giudici: solo in seguito a questa disposizione, quindi, si potrebbe prendere in considerazione la possibilità di applicare la decisione quadro del Consiglio europeo per il reciproco riconoscimento delle decisioni sulle ‘misure alternative alla detenzione cautelare’.
Il memoriale di Ilaria: ‘Trattata come una bestia’
“Sono trattata come una bestia al guinzaglio”, “da tre mesi sono tormentata dalle punture delle cimici nel letto”, “l’aria è poca, solo quella che filtra dallo spincino”. Sono questi alcuni dei passaggi del memoriale che Ilaria Salis ha scritto di suo pugno e fatto arrivare il 2 ottobre scorso al consolato italiano per farlo avere al suo avvocato italiano, che il Tg La7 ha mostrato stasera in esclusiva.
Il testo, che descrive una situazione segnata da condizioni igieniche precarie e scarsa alimentazione, è stato scritto quando Ilaria Salis era in carcere da otto mesi e non aveva avuto ancora la possibilità di parlare con il suo avvocato italiano. “Gli avvocati ungheresi – afferma fra l’altro la donna riguardo alle sue condizioni – dicono che non si può fare niente”.
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