Gli Stati Uniti risponderanno in modo consequenziale all’attacco in Giordania. Lo afferma il consigliere alla sicurezza nazionale della Casa Bianca, John Kirby. Joe Biden “risponderà” all’attacco “in modo consequenziale, ma non cerchiamo una guerra con l’Iran. Non cerchiamo un conflitto ampio in Medio oriente”, ha detto Kirby.
Tre i soldati americani morti in un attacco notturno con drone contro una postazione statunitense nella Giordania nord orientale, vicino al confine con la Siria, mentre altri 34 sono rimasti feriti. Il gruppo Resistenza islamica in Iraq (coalizione di milizie sciite filo-iraniane) ha rivendicato la responsabilità dell’attacco. Lo riporta Al Jazeera.
L’Iran aveva smentito di essere coinvolto. “Queste accuse – ha detto il portavoce del ministero degli Esteri, Nasser Kanaani, citato dall’agenzia Irna – sono mosse con un obiettivo politico volto a ribaltare la realtà della regione”.
Si tratta anche del primo attacco dall’inizio della guerra a Gaza alle truppe Usa in Giordania, un Paese alleato chiave in Medio Oriente (con un ruolo cruciale anche a Gerusalemme per la sua supervisione dei luoghi santi), dove stazionano circa 3000 militari americani. C’è quindi il rischio di un’escalation e di un allargamento del conflitto, dopo i ripetuti attacchi di milizie filo iraniane contro le truppe Usa in Iraq, Siria e Yemen, cui il Pentagono ha risposto colpo su colpo. In particolare nel Mar Rosso, dove continuano gli attacchi Houthi contro le navi commerciali, non solo americane. Il raid mette in imbarazzo Biden proprio durante le negoziazioni con Doha per sbloccare i fondi iraniani (6 miliardi di dollari) in due banche del Qatar dopo la liberazione di alcuni ostaggi americani. E accresce le sue difficoltà elettorali sul fronte della guerra: oltre 1.000 pastori afroamericani che rappresentano centinaia di migliaia di fedeli a livello nazionale si sono mobilitati per chiedergli un cessate il fuoco a Gaza. Ammonendolo che altrimenti rischia di perdere quel cruciale voto afroamericano che sta cercando di riconquistare in questi giorni in South Carolina, prima tappa il 3 febbraio delle primarie dem.
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