Il governo di Javier Milei ha
ravvivato le polemiche in Argentina sulla morte del giudice
Alberto Nisman avvenuta il 18 gennaio del 2015. In un comunicato
ufficiale firmato dall’Ufficio della Presidenza si ricorda
infatti la figura del giudice “a nove anni dal suo omicidio”,
un’affermazione contestata da settori che attribuiscono invece
la causa della morte ad un suicidio.
Il corpo di Nisman venne ritrovato nel bagno della sua
abitazione con un foro di proiettile nella tempia e una pistola
vicino al corpo. La prima perizia stabilì che non c’erano indizi
che portassero all’ipotesi di un omicidio determinando quindi
che si trattava di un suicidio.
Successivamente la giudice Monica Feinn che portava avanti la
prima istruttoria venne estromessa e l’intera causa girata al
giudice federale Julian Ercolini. Una seconda perizia effettuata
a oltre un anno di distanza determinò quindi che la morte di
Nisman era dovuta a un omicidio e incriminò come principale
indiziato l’assistente personale del giudice, Diego Lamorsino,
che gli aveva fornito l’arma.
Al momento della morte Nisman indagava su un presunto accordo
tra l’esecutivo della ex presidente Cristina Kirchner e il
governo iraniano per garantire l’impunità dei responsabili
dell’attentato alla mutualità ebraica Amia in cui morirono 85
persone. Il processo di primo grado non è ancora concluso
ragione per la quale non è possibile affermare ancora con
certezza le cause della morte del giudice che rimangono oggetto
di una disputa politica tra governo e opposizione.
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