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Unione Europea

Orbán: “Colloqui Fidesz-Ecr in corso, ma no ad adesione prima delle europee”

BRUXELLES – Per quanto riguarda le elezioni del Parlamento europeo, “Fidesz sta attualmente negoziando con il gruppo dei conservatori europei, ma non aderirà ad alcun gruppo politico prima delle elezioni europee”. Lo ha detto il primo ministro ungherese, Viktor Orbán, nella conferenza stampa annuale. Le europee, ha aggiunto “saranno al centro” degli obiettivi politici per il 2024.

“Sono arrivato a credere che i burocrati di Bruxelles vivano in una bolla e che Bruxelles non riesca a vedere i problemi reali: lo scopo delle elezioni del 2024 è quello di far aprire gli occhi a Bruxelles e di poter correggere gli errori commessi quest’anno”, ha detto ai giornalisti .”A Bruxelles c’è una bolla di sapone che deve scoppiare” ha spiegato Orbán, aggiungendo l’intenzione di “spingere la struttura dei partiti a uscire da questa situazione, che sta andando nella direzione sbagliata”. L’obiettivo principale alle elezioni sarà quindi di “aprire gli occhi” all’Ue perché “si occupi dei problemi reali”. Questo, secondo Orbán, è però possibile solo con una vittoria netta della destra nazionalista, sovranista nelle elezioni europee di giugno prossimo.

Il premier si è poi soffermato sull’Ucraina, sostenendo che Kiev ha bisogno di essere sostenuta “con decisioni immediate e rapide, non con l’adesione all’Ue, che è una bella offerta, ma una promessa lontana”. “Solo il cancelliere tedesco Olaf Scholz e il presidente francese Emmanuel Macron possono ritirarsi: il primo ministro ungherese al massimo può andarsene” ha aggiunto, spiegando la sua decisione, suggerita da Scholz, di lasciare la sala del Vertice al momento della votazione sull’avvio dei negoziati di adesione all’Ue dell’Ucraina. L’Ungheria non vuole giocare “il ruolo di Cassandra” ha aggiunto il premier, tracciando un parallelo tra la posizione di Budapest sull’immigrazione, seguita negli anni a venire dall’Ue, e quella sull’Ucraina.

“Adesso sono tutti contro gli ungheresi, ma vedrete che abbiamo ragione” ha tuonato il premier magiaro, pur ammettendo che sul dossier ucraino i 26 avevano “solidi argomenti”. Quanto al pacchetto di aiuti da 50 miliardi a Kiev, il premier ha insistito sul fatto che siano varati fuori dal bilancio comunitario.

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“Tutto ciò che chiediamo è di attuare quanto previsto dal bilancio, i soldi degli ungheresi sono nel bilancio: sono i nostri soldi, dateceli”, ha esclamato. E sui fondi congelati da Bruxelles a causa delle violazioni dello Stato di diritto, ha parlato di “ricatto”: “se la Commissione europea darà all’Ungheria il denaro che le spetta, sostituiranno la presidente della Commissione”.

“La domanda è: cosa possiamo fare? Non molto” ha proseguito il premier, che ha poi rigettato la possibilità di avviare un’altra procedura ai sensi dell’articolo 7 dei trattati europei, che prevede fino alla sospensione del diritto di voto di uno Stato Ue in caso di gravi violazioni dello stato di diritto e dei diritti fondamentali della Ue. “Non ce n’è motivo” ha detto il premier, ricordando la recente valutazione di Palazzo Berlaymont sulla riforma del sistema giudiziario che ha consentito lo sblocco di 10,2 miliardi di euro di fondi di coesione.

Quanto all’invasione russa dell’Ucraina, Orbán è tornato a parlare di “operazione militare”. “Non c’è stata alcuna dichiarazione di guerra, nessuna mobilitazione totale”, è il ragionamento del premier che ha smentito le indiscrezioni su un nuovo incontro con il presidente russo, Vladimir Putin, mentre ha bollato come “coincidenza” quello avvenuto a Pechino nei mesi scorsi. Fosche le prospettive di un voto del Parlamento ungherese sull’adesione della Svezia alla Nato. I deputati non ne sono entusiasti, dato che “quando abbiamo approvato l’adesione della Finlandia, il governo finlandese ha fatto causa all’Ungheria per un’altra questione”, ha spiegato Orbán, specificando che tra Turchia e Ungheria “non esiste alcun accordo” sulla questione. “I due Paesi possono prendere una decisione indipendentemente” l’uno dall’altro, ha detto.

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