BRUXELLES – Preservare la capacità dell’Europa di sviluppare le proprie tecnologie di intelligenza artificiale e scongiurare il rischio che in questo settore cruciale si ricostituisca il Gafam (Google, Apple, Facebook, Amazon e Microsoft, ndr). A pochi giorni dallo storico accordo sulle nuove regole Ue per l’IA iniziano a emergere i primi dubbi sui possibili effetti della normativa. Il primo a dare voce a queste perplessità è stato Jean Noel Barrot, il ministro francese degli Affari Digitali. “Analizzeremo attentamente il compromesso” garantendo che il testo “preservi l’autonomia strategica” dell’Europa in un settore cruciale per il futuro.
Il rischio, avverte Barrot, è che si possa ripetere quanto accaduto in precedenza con Gafam, “vale a dire la supremazia di un pugno di attori che impongono le loro regole al mondo”. Da qui l’insistenza di Parigi, sostenuta da Berlino e in parte da Roma, per dare un’impronta orientata all’innovazione alle disposizioni contenute nell’AI Act, in particolare quelle sui modelli di fondazione come GPT-4 alla base di ChatGPT. Una richiesta recepita nell’intesa, ma mitigata dalla necessità di prevedere degli elevati standard di sicurezza per i modelli ad alto impatto con rischio sistemico.
Un equilibro complesso quello definito dall’AI Act, il cui “vero impatto si misurerà nel tempo, come nel caso della legislazione GDPR (il regolamento generale sulla protezione dei dati)”, commenta il direttore generale della Confederazione delle imprese europee, BusinessEurope, Markus J. Beyrer, che predica prudenza sul testo appena concordato. “La potenziale mancanza di certezza giuridica – avverte – potrebbe ostacolare gli investimenti nell’IA in Europa”, danneggiando la competitività dell’Ue a livello globale.
Anche le associazioni degli editori europei Enpa e Emma sono scese in campo giudicando deludente il risultato dei negoziati alla luce dell’impatto che l’IA può avere sul settore, in particolare “sul modo in cui i contenuti vengono creati, distribuiti e consumati”. Enpa ed Emma “avrebbero sperato in regole più ambiziose e complete sulla trasparenza”. La partita sulla regolamentazione dell’IA è comunque lungi dall’essere chiusa. Non solo il testo dovrà essere limato prima dell’approvazione definitiva del Parlamento e del Consiglio Ue, ma dovrà essere integrato da atti legislativi secondari.
Quelli che, auspica BusinessEurope, potrebbero fornire “una direzione più chiara”. La posta in gioco d’altronde è enorme. Secondo un recente rapporto di Public First, commissionato da Google, l’IA generativa potrebbe corrispondere a un aumento delle dimensioni dell’economia dell’Ue di 1,2 trilioni di euro. Un’opportunità unica che l’Europa è determinata a sfruttare a pieno.