(di Alessandra Briganti) BRUXELLES – Nell’estate del 2022 la Commissione europea ha presentato una proposta legislativa che prevede tra l’altro di ridurre del 50% l’uso dei pesticidi entro il 2030. Secondo le informazioni raccolte dal consorzio di agenzie di stampa, riunite nel progetto European Newsroom (Enr), le nuove norme sull’impiego sostenibile dei prodotti fitosanitari incontrano, tuttavia, la resistenza di diversi Stati membri dell’Ue. D’altro canto, l’eurodeputata verde Sarah Wiener, relatrice del dossier per la commissione Ambiente al Parlamento europeo, spinge per obiettivi e scadenze più ambiziose.
L’Italia, insieme alla maggioranza degli Stati membri, ha chiesto alla Commissione ulteriori dati per verificare l’impatto delle nuove regole sulla produzione. “Bisogna aprire una riflessione seria e implementare la ricerca”, perché “alla diminuzione dei pesticidi corrisponda un’azione per sostituirli”, ha detto il ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida a margine del vertice del Consiglio Ue del dicembre 2022.
Sulla stessa lunghezza d’onda la Spagna, il cui governo ha chiesto agli agricoltori di disporre di alternative sufficienti ai pesticidi prima di introdurre le nuove restrizioni.
Anche la Slovenia si oppone alla proposta di regolamento principalmente perché, a suo dire, non tiene conto delle differenze tra i settori agricoli degli Stati membri. Da qui la proposta di Lubiana di una metodologia diversa che tenga conto del livello di utilizzo di prodotti fitosanitari di ciascun paese sulla media europea. L’eurodeputato sloveno Franc Bogovič (Ppe), tra i principali oppositori, ha richiesto una valutazione d’impatto sulla sicurezza alimentare per ciascun paese, sostenendo che il regolamento così com’è potrebbe mettere seriamente a repentaglio la sicurezza alimentare dello Stato.
Zagabria insiste per la previsione di obiettivi di riduzione dei pesticidi specifici per paese, definiti sulla base di una metodologia di calcolo comune, con cui l’esecutivo comunitario dovrebbe calcolare i progressi e confrontarli con la media europea. In Serbia, paese candidato all’adesione all’Ue dal 2008, gli agricoltori che utilizzano gli incentivi dei fondi di preadesione, si sono impegnati a rispettare tutti gli standard Ue nelle proprie aziende agricole, in modo che vengano monitorati l’uso dei pesticidi, la loro quantità, il metodo di applicazione, lo stoccaggio e la gestione dei rifiuti.