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Finlandia, Sanna Marin incalzata dalla sovranista Purra

ROMA  – Una sola camera, 200 seggi e tutto ancora da decidere. Con la premier uscente, la socialdemocratica Sanna Marin che, stando agli ultimi sondaggi, appare in bilico, incalzata dalla destra e dalla leader dei Veri Finlandesi, Rikka Purra, che potrebbe far virare un altro paese scandinavo, dopo la Svezia, verso una deriva sovranista e populista. Tutto si giocherà domenica prossima quando i finlandesi andranno alle urne per per rinnovare il parlamento monocamerale nazionale, l’Eduskunta.

Marin, leader del Partito socialdemocratico finlandese (Sdp) ha guidato una grosse koalition (con il Partito di Centro, i Verdi, l’Alleanza di Sinistra e il Partito popolare svedese) facendo i conti con la pandemia e con la guerra ai confini, in Ucraina, traghettando il Paese verso la Nato. Ma nonostante il suo partito, stando sempre alle previsioni, stia tenendo sono i suoi alleati a non convincere più i finlandesi.

Le stime di Politico vedono l’Sdp stabile intorno al 19% mentre il partito di Centro, più popolare nelle comunità rurali e sostenitore del decentramento, è in calo di circa quattro punti rispetto al 13,76% del 2019 e i Verdi rischiano due punti rispetto all’11,5% delle scorse elezioni. La sinistra invece resta sull’8% e gli Autonomisti svedesi al 4,5%. A contendergli la guida del Paese ci sono due forze che, stando ai sondaggi, sono appollaiate accanto all’Sdp, con uno scarto minimo: la Coalizione nazionale di centrodestra di Petteri Orpo è data dai sondaggi intorno al 20% mentre i sovranisti dei Veri finlandesi (Ps) guidati Riikka Purra sono fotografati al 19%.

Purra rappresenta un movimento populista di estrema destra che potrebbe intercettare il voto di protesta. La retorica sul pericolo dell’immigrazione, in un Paese dove quasi un abitante su dieci è di origine straniera, ha fatto breccia anche se è diventata una spina nel fianco per Purra che sta cercando di ripulire l’immagine del partito, provando a catturare un elettorato più giovane.

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Sicuramente ha convinto il conservatore di destra Petteri Orpo, il cui partito nel 2017 aveva sostenuto che non si sarebbe mai alleato con il Ps. Ma adesso sarebbe pronto a cambiare idea pur di governare, anche se l’alleanza tra i due potrebbe non bastare. Sullo sfondo rimane la guerra in Ucraina e l’adesione alla Nato. La Finlandia perderà a breve il suo status di Paese neutrale, visto che il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha annunciato che toglierà il veto all’adesione di Helsinki nell’Alleanza prima delle elezioni turche.

In ogni caso, la questione non sposta gli equilibri: il Parlamento di Helsinki ha infatti approvato quasi all’unanimità l’adesione alla Nato (184 sì) e anche l’opinione pubblica ha cambiato radicalmente la propria idea negli ultimi anni. Nell’agosto 2014, dopo l’annessione russa della Crimea, solo il 26% dei finlandesi sosteneva l’adesione all’alleanza, mentre i contrari rappresentavano il 57%. Con lo scoppio della guerra i pesi si sono invertiti e il 53% è adesso favorevole. I socialisti, dopo la sconfitta in Svezia, sembrano comunque in difficoltà in tutto il Grande nord scandinavo ma, a differenza di Magdalena Andersson, Sanna Marin può ancora farcela.

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