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Raffaello chiude in sold out, “Di più impossibile”

 Prima bisogna preservare i delicatissimi disegni, “che devono tornare subito al buio”. Ma anche i quadri, devono ormai essere restituiti ai loro musei d’origine, dagli Uffizi al Prado, dalla National Gallery di Londra o da quella di Washington alla Pinacoteca di Monaco.
    Senza più un buco libero “neppure alle 4 del mattino” per l’ultima, intensa settimana di programmazione, si avvia ad una chiusura senza appello a Roma “Raffaello 1520-1483”, la mostra allestita per i 500 anni dalla morte del genio urbinate. “Non abbiamo scelta, fare di più sarebbe stato impossibile”, allarga le braccia Mario De Simoni, presidente e ad di Ales, la spa del ministero della cultura che gestisce lo Scuderie del Quirinale. Davvero, spiega il manager culturale in una conversazione con l’ANSA, l’organizzazione ha tentato il tutto per tutto per accontentare le richieste del pubblico. Dal momento della riapertura, quel simbolico 2 di giugno con il ministro Franceschini a fare da apripista, sono stati dilatati al massimo gli orari di visita, arrivando sino all’apertura h24  alla fine  della prossima settimana  (da venerdì alle 8 del mattino ) 132 ore filate con i gruppi di visitatori in coda ad ogni ora del giorno e della notte. “Mai un museo era arrivato a tanto”, dice De Simoni, anche la struttura espositiva e le forze dello staff sono state tirate al massimo. Tutto per garantire al più alto numero di persone possibile di godere ” in piena sicurezza” della mostra evento del 2020, assicurata per la cifra record di 4 miliardi di euro, ben oltre anche il valore dell’antologica su Leonardo messa in piedi a suo tempo dal Louvre.
    Con buona pace di tutto il pubblico estero che ha dovuto rinunciare causa Covid (sono stati emessi 28 mila voucher) i visitatori di Raffaello saranno alla fine 160 mila. Meno della metà rispetto alle aspettative ante pandemia, visto che l’asticella era fissata intorno alle 450-500 mila presenze, poco al di sotto del Caravaggio, che ne raccolse 600 mila. Sempre tanti però, se si considera che l’esposizione, aperta il 5 di marzo quando già era altissima l’ansia per il coronavirus, è stata sbarrata solo tre giorni più tardi dal lockdown. La generosità di tutti i 52 enti prestatori, racconta oggi De Simoni, in prima linea gli Uffizi coautori del progetto, ha permesso di allungare l’esposizione dal 2 giugno fino al 30 di agosto. “Di fatto non una proroga ma una riedizione”. Certo il rammarico c’è , ammette il manager. “Perché tanti non sono riusciti a prenotarsi, moltissimi ci hanno chiesto di allungare ancora”. Un dolore deludere, ma prolungare ancora non si può, “prima di tutto per ragioni tecniche legate alla conservazione dei capolavori – ribadisce- le opere devono riposare e così pure gli impianti”. Per i disegni le regole sono tassative: un accordo sottoscritto dagli anni ’80 tra i musei stabilisce che non possono essere esposti per più di 12 settimane. Dopodiché devono tornare al buio, qualcuno per 3, qualcuno addirittura per 5 anni. E siccome il progetto espositivo delle Scuderie è fortemente incardinato sui disegni e sui manoscritti (centralissima per esempio la lettera scritta da Raffaello a papa Leone X insieme all’amico Baldassarre Castiglione) sarebbe impensabile prolungare l’esposizione privandola dei disegni.
    Quindi si chiude. Intanto, anticipa De Simoni, è slittata anche la mostra sul barocco a Genova che avrebbe dovuto aprire i battenti ad ottobre. Si farà nella primavera del 2021, rinviata come la maggior parte delle grandi rassegne programmate per quest’anno, prima fra tutte l’altra grande retrospettiva dedicata a Raffaello alla National Gallery di Londra, che avrebbe dovuto aprire il 3 ottobre e per la quale si parla invece del 2022.

Tant’è, i mesi autunnali serviranno alla struttura romana per fare qualche lavoro di adeguamento agli impianti. Resta il fatto che epidemia e riapertura contingentata hanno fornito un’esperienza e segnato un punto di non ritorno, per esempio nell’organizzazione delle visite, nel controllo dei gruppi che impedisce l’affollamento davanti alle opere. Tutte cose, ragiona De Simoni, destinate in qualche modo a rimanere. “Bisognerà trovare un equilibrio che favorisca comunque l’esperienza di visita”. E pazienza se l’omaggio a Raffaello, che doveva costare 2,7 milioni di euro, alla fine ha toccato i 3,3. “Ales è sana e i nostri sponsor American Express e Salini ci sono sempre stati vicini”, sottolinea. Il pubblico poi ha capito e apprezzato sul serio, tanto che Raffaello, oltre a chiudersi in totale sold out, vanta il record di 6mila cataloghi venduti, uno ogni 25 visitatori. Anche questa una sorpresa: “Non succedeva dagli anni d’oro”. (ANSA)

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