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Pahor compie 107 anni “Un compleanno diversissimo”

 Ha dovuto attendere fino allo scoccare dei 107 anni di età Boris Pahor per placare l’indomita vis polemica e poter descrivere “una sorta di lega di amicizia” che finalmente contraddistingue le relazioni tra Italia e Slovenia. Il Grande Vecchio questo 26 agosto può celebrare in modo più appagato il genetliaco. Lo esplicita in una dichiarazione distensiva, se non entusiasta: “E’ un compleanno diversissimo”, confessa all’ANSA. Perché? “Soprattutto per la relazione italo-slovena che si è creata”.
    Il Presidente Mattarella “mi ha dato un grande premio: all’Europa si dica che l’Italia è capace anche di grandi azioni importanti. Con la restituzione del Narodni dom l’Italia ha dato una dimostrazione di ampiezza di vedute. Io ricevo questo grande premio e lo offro alle vittime di tutte le dittature. Nessuno se lo aspettava. E’ stata una gran bella azione”, sostiene, ribadendo quanto già detto il 13 luglio scorso al Capo dello Stato italiano e a quello sloveno Borut Pahor, in una storica giornata, il centenario dell’incendio della Casa degli sloveni di Trieste, il Narodni dom, e la sua restituzione alla comunità slovena locale. Pahor, c’era, oggi è l’unico testimone vivente.
    “Avevo 7 anni quando vidi bruciare il Narodni dom, per mano dei fascisti”.
    Soddisfatto, lucido, vispo, sempre contro: contro la Jugoslavia comunista che perseguitava gli slavi bianchi cattolici, contro l’Italia che non ha fatto chiarezza sui crimini fascisti in Slovenia e poi ovviamente contro nazismo, fascismo e comunismo.
    Animato da una forza non comune, la stessa esistenza in vita di Pahor è un atto di eroismo: in periodo di Covid-19, va ricordato che è sopravvissuto alla spagnola (a differenza di una sua sorella), alle persecuzioni fasciste, alla guerra in Libia, ai vari lager e al sanatorio francese dove trascorse un anno e mezzo, perché tubercoloso. E infine, ai vari acciacchi dell’età.
    Alla vigilia dei cento anni era rimasto un mese in ospedale per una congestione, l’anno successivo era stato colto da una sorta di infarto.
    Amicizia sì, ma la grande foiba di Basovizza “è una sorta di simbolo”, e poi “chi lasciò la Yugoslavia partì volontariamente”. La verità “è nella relazione della Commissione italo-slovena che indagò sul periodo 1880-1965”, ma per molti fu una intesa di compromesso. Ma tant’è, la mano di Mattarella che stringe quella del suo omologo Pahor davanti alla foiba di Basovizza e poi davanti al cippo dove 4 sloveni furono trucidati, relegano i disaccordi in echi del passato.
    “Il 26 sarò a casa”, a Contovello, sul Carso triestino, “verranno i tre amici sloveni che nel Tivoli Park di Lubiana, hanno messo una mia statua. Sono contento, è vicina a quella del mio amico Edvard Kocbek” (1904-1981), poeta, personalità di spicco dell’ala cattolico-sociale slovena. Pahor scrisse su di lui la tesi universitaria (pubblicata in Italia due anni fa) e tradusse in italiano le sue poesie.
    La domenica seguente, invece, lo scrittore italiano di lingua slovena “con il permesso del medico” incontrerà “figli e parenti: uscirò e andremo al ristorante per un pranzo”.
    Autore di decine di opere tradotte in ogni parte del mondo, tutte di contenuto sociale, più volte candidato al Nobel, sebbene per ostracismo politico abbia raggiunto un successo tardivo, potrebbe mai Pahor starsene con le mani in mano e non avere in caldo nuove pubblicazioni? “La nave di Teseo esce con un mio racconto, ‘Il rogo nel porto’, che darà il nome a un libro, che verrà ripubblicato. Lo stesso uscirà anche in Slovenia. Presto uscirà anche il romanzo ‘Oscuramenti’, sempre per la Nave di Teseo. Tre libri nuovi, sarà una novità. Tanti giovani potranno comprare questa nuova edizione”, annuncia. In Pahor è sempre forte la volontà di trasmettere ai giovani la verità della storia, passare loro il testimone perché quanto è avvenuto non si ripeta più.
    Avere 107 anni e non accorgersene: proprio all’ANSA, celebrando i 99 di anni, indicò: “Non sono ancora cento, non so se ci arrivero’, ho molti acciacchi”, e rise. Lunga vita Pahor.
    (ANSA).
   

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