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Tim: Gubitosi, banda ultralarga con o senza Open Fiber

Tim “darà la banda ultralarga a tutta Italia, con Open Fiber o senza. E manterrà la maggioranza di una società unica della rete, come è logico che sia. Siamo il candidato naturale a creare un’infrastruttura che risponda alle esigenze di digitalizzazione del Paese, ancora più forti dopo il blocco legato all’emergenza del Covid-19”. Lo dice Luigi Gubitosi, amministratore delegato di Tim, in un’intervista a la Repubblica.

“Essere connessi, oggi più che mai, significa anche salvaguardare la coesione sociale” spiega. Il consiglio Tim “delibererà sulla creazione di FiberCop, ossia la società della rete secondaria, e sull’ingresso in quella società di Fastweb e Kkr. Poi si valuterà se siamo arrivati ad una convergenza su come questa operazione possa confluire nel disegno più ampio di rete unica. Mi auguro si possa raggiungerla entro il 31 agosto.

Ma in ogni caso saremo sempre disponibili, alle giuste condizioni, a trovare un’intesa anche dopo” sottolinea Gubitosi. La rete unica “permetterebbe di sviluppare un’infrastruttura più efficiente e in grado di rispondere velocemente alle esigenze crescenti di digitalizzazione dell’Italia” e “offrirebbe importanti risparmi e sinergie”. Ma “nel pensare alla rete unica bisogna considerare che la rete Tim è tra le migliori in Europa”. Entro fine anno “avremo connesso il 75% della popolazione delle aree bianche, cioè quelle ancora senza banda larga, e il 90% della popolazione italiana. Ciò permetterà una significativa riduzione del “digital divide” e di non avere più cittadini di serie A e di serie B nella banda ultralarga”.

Open Fiber “è in ritardo di tre anni nei suoi programmi di investimento” mentre Tim “ha dimostrato di rispettare gli impegni”, prosegue Gubitosi. In caso di rete unica, la differenza di dimensioni “tra Tim e Open Fiber è un dato di fatto, quindi non esiste l’ipotesi che Tim scenda sotto il 50,1%” e “non avrebbe senso” nemmeno essere in maggioranza nel capitale ma in minoranza in cda: “Si può invece pensare a correttivi di governance, come maggioranze qualificate per alcune decisioni”. Tim è un’azienda infrastrutturale e, conclude il manager, “non abbiamo alcun interesse nel cedere la rete, che è il cuore di qualunque incumbent, e trasformarla in una mera partecipazione finanziaria”. 
   

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