Le mascherine, persino le più semplici, contribuiscono a contenere la pandemia, riducendo il numero totale di infezioni e morti e ritardando il picco. Lo dimostra lo studio pubblicato sulla rivista Nature Communications da Colin Worby, dell’università di Harvard, e Hsiao-Han Chang della National Tsing Hua university di Taiwan. I ricercatori hanno esaminato diversi 4 modelli di distribuzione delle mascherine: casuale, con priorità agli anziani, con fornitura ad anziani e casi rilevati, il quarto solo ai casi rilevati. Secondo i ricercatori l’uso generalizzato della mascherina è una strategia efficace in qualsiasi scenario.
Anche quelle non mediche, se usate diffusamente, possono ridurre infezioni e morti. L’impatto maggiore si ha con la fornitura immediata delle mascherine alla popolazione sana, ma anche una loro ritardata adozione può ridurre il totale dei contagi.
L’impatto delle mascherine cambia a seconda della strategia di distribuzione. La meno efficace è la distribuzione casuale. Con scorte limitate, la priorità andrebbe data alle persone vulnerabili e contagiate per ottimizzare la riduzione di mortalità e complicanze. Limitati i benefici del dare le mascherine solo ai casi confermati, soprattutto quando sono tanti, visto che molti non vengono rilevati. Dando la mascherina a tutti casi rilevati, il numero di morti può ridursi del 10%. La strategia ottimale per ridurre morti e infezioni, quando le risorse sono abbondanti, è dare le mascherine alla popolazione sana, con priorità agli anziani. Più è efficace il tipo di mascherina, meno ne serviranno per fermare l’epidemia. Un dislocamento ottimizzato delle risorse è quindi essenziale.
Secondo i ricercatori, l’uso diffuso delle mascherine potrebbe permettere un maggior grado di interazione man mano che le misure più rigide del lockdown si allentano, tenendo l’indice Rt sotto 1. Preparare un’adeguata fornitura di mascherine per un periodo di transizione, concludono gli studiosi, potrebbe aiutare a prevenire un secondo picco.