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Al Teatro Argentina l'ultimo omaggio alla Signorina snob

(ANSA) – ROMA, 10 AGO – “Pronto pronto, dottore è lei? No, no, non mi agito… che vuole, io e mio marito mai un raffreddore. Nostro figlio invece… Non si preoccupi, abbiamo già prenotato a Saint Moritz. Come dice? Ah, il mare, serve il mare. Così però mi mette un po’ d’impiccio”. Sembra di vederla ancora nei suoi celebri, esilaranti, taglienti, sempre intelligenti, monologhi, Franca Valeri mentre la sua voce accompagna la coda composta, che per tutto il pomeriggio ha sfilato alla camera ardente allestita al Teatro Argentina per porle l’ultimo saluto. Proprio lì dove aveva recitato per l’ultima volta, nel 2014, ne L’imperatrice insaziabile.Lei, volata via ieri a 100 anni appena compiuti, oggi è in proscenio, quasi per un ultimo ‘grazie’ al pubblico. Accompagnata dalla figlia adottiva Stefania Bonfadelli e scortata da due agenti della Polizia Locale di Roma Capitale, era stata lei stessa a chiedere di “calcare le scene fino all’ultimo”, spiega il vicesindaco della capitale, Luca Bergamo. Nata a Milano nel 1920, attrice, regista, scrittrice, prima vera voce femminile autonoma della scena italiana, fin dal suo debutto nel 1948, per tutti l’eterna Signorina Snob o la Sora Cecioni, “Era, sì, romana d’adozione – dice Bergamo – Ma anche lei aveva da tempo adottato Roma”. E per sua stessa volontà, pochi i fiori. Meglio una donazione alle volontarie dell’Associazione animalista Franca Valeri Onlus, che oggi raccontano con quanto entusiasmo le spingesse ad andare avanti. Tra le corone del comune di Roma e del comune di Milano, spicca però la pioggia di rose e orchidee con solo un nome sul nastro: Sophia Loren. “Ha chiamato lei personalmente per dirmi come le voleva”, racconta il fioraio prima di sistemarle. Poi, uno dopo l’altro, i tanti amici di una lunghissima vita, dentro e fuori le scene. “Siamo un po’ tutti Franca Valeri – dice Urbano Barberini, l’ ultimo compagno di scena in tanti spettacoli – Quello che lei ha fatto, ha cambiato il nostro modo di essere e di pensare. Le dobbiamo molto perché un popolo in grado di ridere di se stesso diventa un popolo più consapevole, più maturo, meno violento. Con lei iniziò la Rivoluzione degli educati”. C’è chi ricorda la sua scrittura. “Ci univano tante cose: il teatro, l’amore per la lirica, il gusto per la risata – racconta Simona Marchini, insieme a Pino Strabioli – le sue cose erano così intelligenti, archetipiche, che spero le ripropongano più spesso”. E chi il suo essere pioniera. “Era una donna rivoluzionaria, campionessa assoluta di ironia in un momento storico in cui le donne in Italia potevano invece solo subire”, dice il presidente dell’Anica Francesco Rutelli. Sfilano e firmano tanti ammiratori. Ma anche Ninni Cutaia, Caspar Kapparoni, Leopoldo Mastelloni. Si ricorda l’amica pungente e la ” femmina straordinaria”. “Quando le dissi: vado a fare Domenica In con Magalli, lei mi rispose: se non altro non ti contrasta fisicamente”, racconta ancora ridendo, Tullio Solenghi. Ma anche la Franca Valeri glamour, che oggi commuove il Maestro Roberto Capucci. “Eravamo amici quasi da settant’anni. La vestivo da sempre. Anzi credo che ora indossi un mio abito marrone – dice lui entrando in teatro per un ultimo saluto. “Franca? Comica, drammatica, intelligente: Franca era davvero tutto”.  

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