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Amoruso, 'Sirley' romanzo formazione femminile

 ELISA AMORUSO, ‘SIRLEY’ (FANDANGO LIBRO, PP 176, EURO 15,00). Di storie su ragazzi che diventano uomini ce ne sono tante, di racconti sul passaggio femminile dall’infanzia all’adolescenza meno. Con il romanzo di formazione ‘Sirley’, in uscita il 6 agosto, la sceneggiatrice e regista Elisa Amoruso ha scelto di affrontare questo momento senza filtrarlo attraverso lo sguardo maschile, il confronto con l’uomo, ma mettendo al centro della narrazione una ragazzina, Nina, che fa il salto nel mondo dei grandi confrontandosi con la madre e con una coetanea, la Sirley del titolo.
    Il tutto sullo sfondo delle palazzine della periferia romana, alla fine degli anni’80, quando ancora si cresceva un po’ da soli e si diventava genitori imparando dall’esperienza e non da manuali. In copertina, due ragazzine in costume, in acqua, si tengono per mano: è un fotogramma di ‘Maledetta primavera’, il film legato al libro, in uscita in autunno, con Micaela Ramazzotti nei panni della mamma sempre indaffarata e innamorata di un marito affascinante e inaffidabile, interpretato da Giampaolo Morelli. Federico Ielapi, il ‘Pinocchio’ di Garrone, è invece Lorenzo, il fratello minore di Nina, che lo sorveglia come una seconda mamma perché il seienne è capace di mettere la mano sul fornello e la lingua nel freezer per vedere l’effetto che fa.
    “Il romanzo ha una forte matrice autobiografica – racconta Elisa, autrice e regista di ‘Chiara Ferragni: Unposted’ – i genitori sono i miei e pure il fratello, che allora era problematico e sensibile. Oggi verrebbe portato dallo psicologo, ma all’epoca si crescevano i figli in maniera più casuale e questo è uno dei tratti distintivi del libro, di un’epoca in cui i conflitti si gestivano all’interno della famiglia, senza l’eccesso di attenzione sui bambini che c’è oggi”. Così Nina, che a 11 anni cambia quartiere, passando da una bella casa in centro a un appartamento in un palazzone di periferia, e trascorre le sue giornate tra scuola, lezioni di danza e fratellino, sente di non essere vista dalla madre, che è presa tra il lavoro, le liti con il marito, le preoccupazioni per il figlio minore. E quella mancanza di affetto che sente, quello sguardo che le manca per essere vista lo trova in Sirley, che ha tredici anni, abita nel palazzo di fronte, viene dalla Guyana francese e vuole interpretare la Madonna nella processione di quartiere. In lei “trova qualcuno – spiega l’autrice – che le restituisce una verità nel suo stare al mondo” e con lei scopre il desiderio, attraverso il quale arriva la consapevolezza del corpo, del diventare grande. Tra desiderio, delusione, tradimento, si sviluppa un’amicizia simbiotica, perché nei rapporti al femminile “l’identità dell’una inizia e finisce dove inizia quella dell’altra”.
    E tutto questo, nota Elisa, è ancora “poco raccontato, come se non trovasse un suo spazio, come se il racconto della donna passasse sempre attraverso lo sguardo dell’uomo, mentre il primo confronto che abbiamo è quello con la madre e poi con le amiche”. “Mi piace – aggiunge l’autrice – l’idea di rivolgermi soprattutto a un pubblico femminile, perché ci hanno ignorate per troppo tempo”. E se “nella vita si cresce sollevando gli altri”, per Elisa – mamma di una bambina di 5 anni e autrice di altri lavori al femminile come il documentario ‘Bellissime’ – è ora di farlo soprattutto tra donne, per “arrivare dove la società non ce lo consente”. (ANSA).
   

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